Un calibro 20 per lo specialista

Un calibro 20 per lo specialista
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Pensi a Clint Eastwood e ti vengono subito in mente delle americanate ignoranti alla Ispettore Callaghan, ma la lunga carriera del texano dagli occhi di ghiaccio è costellata anche da film ben più impegnati. Un esempio è questo “Thunderbolt and Lightfoot” del 1974, ignorantemente trasformato in “Un calibro 20 per lo specialista” per la versione italiana, un film in cui si parla di amicizia, fiducia, armi da guerra e di crimine che in fondo non paga mai.

Se lo specialista  è quello che buca le casseforti

La storia raccontata è tutto sommato piuttosto semplice. John Doherty è apparentemente un innocuo prete del Montana, innocuo almeno fino a quando un suo vecchio complice non comincia a sparargli addosso. Nella rocambolesca fuga John incontra Caribù (Lightfoot nella versione originale), un ladruncolo perdigiorno che prende subito in simpatia il fuggiasco.

Poco dopo scopriamo che John è conosciuto anche come L’Artigliere per via del suo passato da soldato nella guerra di Corea in cui manovrava i pezzi pesanti. E il tizio che lo insegue è alla ricerca del bottino di un vecchio colpo ad un deposito di una banca, bottino che è mai stato spartito tra i membri della squadra.

Dato che ci sono John e Caribù decidono che potrebbe essere una buona idea andare a prendere il malloppo per poter mettere una pietra sopra questa vecchia storia. In teoria sarebbe nascosto dietro la lavagna di una vecchia scuola di campagna, ma arrivati sul luogo del vecchio edificio non c’è più traccia. A questo punto saltano fuori altri due membri della vecchia squadra: il nervoso Rosso e il bonaccione Goody.

Dato che tutti e quattro sono al verde e non sanno cos’altro fare decidono di fare un nuovo colpo. Di nuovo in banca. Nella stessa banca. In pratica decidono di riciclare il vecchio piano per rifare il colpo pari pari. Se ha funzionato una volta perché non dovrebbe riuscire ancora?

Per finanziarsi decidono di mettersi a lavorare per un po’ e in questo modo riescono a dotarsi dell’attrezzatura necessaria, in particolare di un pezzo d’artiglieria calibro 20 che servirà a sfondare il muro di cemento armato della cassaforte.

Malgrado l’antipatia di pelle del Rosso nei confronti di Caribù, che al momento di conoscerlo lo chiama Pistacchio per del gelato che sta innocentemente mangiando in quel momento, le cose procedono come previsto e anche il giorno del colpo tutto sembra andare al meglio fin quasi alla fine. Per la fuga era stato pensato di rifugiarsi in auto nel drive-in adiacente la banca, ma il dispiegamento delle forze di polizia e una bigliettaia zelante spingono alla fuga i ladri.

La fuga però è un vero disastro. Goody rimane ferito mortalmente e il Rosso decide di mollare gli altri due dopo averli pestati, con particolare accanimento nei confronti di Caribù. Poco dopo però il Rosso, inseguito dalla polizia, finisce con l’auto nella vetrina di un grande magazzino e muore sbranato dai cani di guardia.

All’Artigliere e a Caribù, quest’ultimo particolarmente malconcio,  riesce invece la fuga a piedi. In qualche modo, come guidati dall’istinto, riescono a tornare a Warsaw, il paese in cui doveva trovarsi la scuola e per puro caso la ritrovano lungo la strada. Incredibilmente il vecchio edificio di legno non era stato demolito, ma era stato traslocato e trasformato in un museo! E ancora più incredibilmente il vecchio bottino si trova ancora dove era stato lasciato.

Euforici e pieni di soldi fanno un salto al primo concessionario per comprarsi l’auto più pacchiana che ci sia e sembrano avviarsi verso un happy end sulle lunghe strade degli Stati Uniti centrali. Ma Caribù sta sempre peggio, è ormai mezzo paralizzato, e muore poco dopo, lasciando John da solo e affranto.

Lo Specialista non è ignorante come sembra

Nel 1974 Clint Eastwood era l’icona del cinema d’azione. Dopo essere stato il protagonista di quasi tutti i film di Sergio Leone e dopo aver reso celebre la Smith & Wesson 44 Magnum non ci si poteva aspettare molto altro in quel frangente. Sembra che la volontà di fare “Un calibro 20 per lo specialista” sia venuta a Eastwood per via di Easy Rider, anche lui voleva fare un film on the road attraverso i sempre affascinanti paesaggi americani. Ciò lo costrinse però a girare in lungo e in largo alla ricerca delle location giuste, cosa che odiava. Ma il film ha  anche un altro paio di curiosità con cui deliziarci.

Intanto inizialmente il regista doveva essere lo stesso Eastwood, ma poi fu chiamato l’esordiente Michael Cimino che fino a quel momento si era occupato solo di sceneggiature. La disparità di carisma e autorevolezza portò alla situazione in cui Cimino poteva decidere tutto quello che Eastwood non considerava abbastanza importante da decidere lui stesso.

Poi ci fu la scelta del coprotagonista, scelta che ricadde su un giovane ed emergente Jeff Bridges. L’interpretazione di questi fu talmente convincente da meritarsi addirittura una nomination agli Oscar, rischiando di mettere in ombra lo stesso Eastwood, che ovviamente ci rimase un po’ male.

Passando un po’ più alla critica ignorante c’è subito da notare il titolaccio dato alla versione italiana. Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan è di appena un anno prima ed evidentemente a qualche genio è venuto in mente l’idea che in mano a Clint dopo una 44 Magnum ci stava bene un bel calibro 20, anche se questo ha un ruolo totalmente marginale nella vicenda. Il titolo originale fa infatti riferimento ai due personaggi principali, visto che la vicenda ruota attorno al loro rapporto di amicizia tra il maturo John e il giovane Caribù.

Per il resto l’ignoranza si contiene abbastanza. Un po’ assurda la scena iniziale con la fuga di John vestito da prete attraverso il campo coltivato, ma è un degno avvio per la pellicola.
Inoltre il già citato stratagemma ideato da Cimino per non far trovare inizialmente il malloppo è veramente fantasioso, con una scuola intera spostata di peso, perché se fosse stata smontata e rimontata il malloppo l’avrebbero certamente trovato già da tempo.

In ogni caso “Un calibro 20 per lo specialista” rimane un ottimo film che vale sicuramente la pena vedere, specialmente se siete appassionati di Clint Eastwood.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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