The Last Stand (L’ultima Sfida), recensione

Sarà anche vero che l’abito non fa il monaco, ma la locandina fa sicuramente il film. Quindi se abbiamo Arnold Schwarzenegger con un gatling concentrato a massacrare i nemici il film può essere solo ignorante. Ma basta con i pensieri troppo articolati e buttiamoci nella mischia della recensione di questo polpettone del 2013.

È noto a tutti che ad un certo punto Arnold Schwarzenegger ha fatto il governatore della California per due mandati lasciando la sua attività di attore con grande rammarico dei tanti fan. Però finita l’esperienza, e superati alcuni scandali amorosi, ha fortunatamente deciso di tornare ad assere l’action man delle pellicole, quindi dopo due brevi apparizioni della saga Mercenari di Stallone era ora di tornare a fare il protagonista di un bel film d’azione, con tante esplosioni e pistolettate!

Il regista Kim Ji-Woon. regista coreano all’esordio a Hollywood, ha quindi pensato bene di scritturarlo per The Last Stand dopo aver dovuto rinunciare a Liam Neeson. Parlando del personaggio protagonista il regista ha dichiarato «Abbiamo bisogno di un’icona per rivestirlo e Arnold è l’uomo giusto». Grande!

La trama è chiaramente assurda abbastanza da poterne fare un film d’azione. In poche parole il super narcotrafficante Eduardo Noriega sfrutta la sua organizzazione criminale per fuggire alla custodia della polizia e si mette alla guida di una Chevrolet Camaro ZL1 viaggiando a 300 (!) all’ora verso il Messico. La polizia è troppo tonta per fermarlo, ma incontrerà sul suo percorso Ray Owens (Arnold) uno sceriffo, ma molto esperto, che ovviamente riuscirà lì dove hanno fallito due reparti di poliziotti scelti armati fino ai denti.

Lo sceriffo è giustamente affiancato da quattro “aiutanti”: quello sfigato che è anche l’unico a morire, la ragazza bella e brava, il vice ciccione di origini messicane e lo schizzato (interpretato da Johnny Knoxville, quello di Jackass) che è anche quello che poterà le armi. L’allegra compagnia sfrutteranno tutto quello che può offrire il loro paesino di frontiera texana per intralciare Noriega e praticamente tutti si beccheranno almeno un paio di pallottole, giusto per gradire.

Il film non è anche troppo malvagio perché mantiene un buon ritmo, l’azione c’è e la violenza è sempre un po’ comica come è giusto che sia. Arnold non si risparmia con gli stunt e stupisce come siano riusciti a realizzare il tutto con un regista che non parla inglese. Arnold ha affermato che «Sotto molti aspetti, Kim Ji-woon è come James Cameron, Si occupa di tutto, dai dettagli fino alle riprese. Quando gesticola per mostrarci come vuole girare una scena, si può capire dove vuole arrivare e non c’è bisogno di aspettare la traduzione».

Particolarmente godibile è l’ultima parte del film quando si lascia da parte la logica e cominciano le assurdità, come l’autobus che fa i testacoda, ma anche un bel inseguimento in macchina in un campo di mais. Il top si raggiunge poi per lo scontro finale. Noriega corre a piedi verso il ponte che lo porterebbe in Messico pensando di aver lasciato lo sceriffo nel campo di mais, ma se lo ritrova già sullo stesso ponte e senza neanche il fiatone. L’ipotesi più plausibile è che sia stato teletrasportato lì da alcuni alieni che stavano facendo dei cerchi nei campi. Ovviamente lo scontro finale prevede un incontro a cazzotti.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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