Lucy, recensione

Lucy è il nome della prima ominide donna che si conosca, ma è anche il nome della protagonista di questa pellicola di Luc Besson interpretata da Scarlett Johansson su un soggetto originale di Maccio Capatonda. È un film che si presenta bene, con una buona dose di ignoranza, effetti visivi ben fatti, un tocco di splatter e tante cazzate. Se avete voglia di passare un’oretta e mezzo di divertimento disimpegnato allora fa per voi.

L’idea attorno a Lucy nacque qualche anno fa quando Maccio Capatonda presentò questo “finto” trailer:

Luc Besson ebbe modo di visionare questo piccolo pezzo di arte italiana e il protagonista che fa addormentare la gente con la sola imposizione delle mani (e non stiamo parlando del Mago Oronzo) fu un’idea che subito gli ispirò delle cose veramente malsane.

La trama parla di Lucy che si ritrova suo malgrado in mezzo alla mafia coreana e si trova a fare il corriere di una nuova stupefacente droga sintetica, la CPH4, che si presenta sotto forma di cristalli blu e che sicuramente non sembra far bene alle persone a cui viene somministrata.

Un sacchetto di droga le viene impiantata nell’addome e per sfiga si rompe, il risultato è un’overdose pesantissima che però ha degli effetti straordinari. In breve tempo avrà la possibilità di poter utilizzare il 100% delle sue capacità cerebrali.

E a questo punto interviene Morgan Freeman, luminare e studioso del cervello, che ci spiega in un’aula universitaria che normalmente la gente usa non più del 10% del proprio cervello, che è già molto rapportato alla maggioranza degli esseri viventi, ma è inferiore a quello dei delfini. Ma a parte questo butta lì delle ipotesi su cosa saremmo in grado di fare se usassimo il 20% del cervello. Uno studente impertinente chiede cosa potrebbe succede se si arrivasse al 100%! La risposta purtroppo è: “boh!”.

Per fortuna però ce lo spiega Luc Besson. Man mano che si aumenta la potenza del cervello si acquisiscono dei poteri: telecinesi, possibilità di manipolare la forma e l’aspetto del proprio, superintelligenza, preveggenza, lettura del pensiero, addormentare la gente e viaggi nel tempo. Acquisendo poi un numero sufficiente di informazioni e rielaborandole con la superintelligenza si può arrivare anche alla risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto, ovvero “42”.

Detto che questa storia del 10% è una cazzata e che i delfini, malgrado quello che si dice su di loro, non sono mai andati sulla Luna e non hanno mai neanche acceso un fuoco, possiamo però affermare che Lucy ha il giusto pretesto per tanta ignoranza e alcuni messaggi subliminali che adesso andremo ad elencare.

Innanzitutto il film ci fa scoprire una verità nascosta della vita: se andate di fretta si fa molto prima ad andare contromano o sotto i portici delle città. Lucy lo fa in modo magistrale causando solo qualche incidente e ribaltamento di auto, ma chi se ne frega!

«Mangia biologico» dice alla sua amica stupidotta e qui possiamo solo immaginare la lobby del biologico che ha corrotto regista e attori. Inoltre se un tuo amico di dice «Va tutto bene» è perché sta per morire pochi secondi dopo. Per lavarsi le mani usate l’acqua minerale e infine tutti i cellulari sono in realtà satellitari.

L’ignoranza comunque la fa da padrone. Il cattivo coreano (che non si capisce mai cosa dice) è veramente cattivo e il suo scagnozzo non è da meno. Ammazzano le persone come se non avessero nessun valore, hanno un sacco di armi e sono costantemente coperti di sangue. Fico!

Cos’altro dire di Lucy? Che sembra la fiera delle citazioni: Minority Report, Matrix, Una settimana da Dio, Mani in Alto… chi più ne ha più ne metta. Inoltre mette anche in ridicolo la polizia italiana che è l’unica che ad un certo punto si fa sfuggire in aeroporto uno dei corrieri, salvo poi rimediare con un placcaggio riparatore.

In sintesi è un bel film. Guardatelo se potete e se non avete di meglio da fare.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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