Terminator Genisys, recensione

Terminator Genisys, recensione
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Il vantaggio dei film di fantascienza che comprendono i viaggi temporali è che in teoria uno potrebbe continuare girare infinite varianti della stessa storia perché ogni volta che si torna indietro nel tempo nasce una nuova linea temporale in cui i fatti possono prendere una piega completamente diversa. Terminator Genisys si basa proprio su questo principio per sfornare il primo episodio di una nuova triologia delle macchine assassine che parte da dove tutto è cominciato.

Correva l’anno 1984 quando James Cameron presentò al pubblico una pellicola di grandissimo effetto in cui una macchina assassina, un Terminator, tentava di uccidere Sarah Connor, la madre di colui che avrebbe determinato la disfatta di Skynet, ovvero il futuro John Connor. L’intrigo spaziotemporale, la macchina che svolge il suo compito senza tentennamenti fino alla fine, il tono cupo dell’ambientazione e dei personaggi, tutto questo ha reso The Terminator un film storico.

Adesso che siamo nel 2015, ovvero 31 anni dopo, si è arrivati ad un 5° episodio che si ricollega direttamente al primo, ricreandone addirittura la scena iniziale con un cortocircuito della trama abbastanza originale. Però nel frattempo sono spariti i temi cupi, addirittura ci sono dei momenti comici, e nel complesso ci troviamo davanti ad un film di sicuro intrattenimento, a cui però manca una propria identità.

Genisys è l’inizio di Skynet, la trama

Il film comincia nel futuro,  con quello che viene definito l’assalto finale della resistenza a Skynet, e con John Connor leader degli umani grazie anche alla sua capacità, apparentemente magica, di conoscere in anticipo quello che succederà.
Mentre il grosso delle truppe assalta il nocciolo di Skynet John è a capo di una squadra che si infiltra in un luogo apparentemente senza importanza, ma che in realtà si rivela essere il luogo in cui Skynet invia il T-800 nel 1984 alla caccia di Sarah Connor. Come previsto John invia il fido Kyle Reese a proteggerla, chiudendo apparentemente il loop spaziotemporale e salvando l’umanità. Però proprio mentre Kyle sta per essere trasferito John viene attaccato da un Terminator.

Cosa ancora più strana sia il T-800 sia Kyle si ritrovano in un 1984 alternativo. Il primo viene subito attaccato da un T-800 invecchiato e poi distrutto da un cecchino. Kyle invece si ritrova subito braccato da due poliziotti e da un T-1000, ma verrà salvato dall’intervento dal Guardiano (il T-800 invecchiato) e di Sarah Connor (il cecchino) che hanno anche organizzato una trappola per distruggere con l’acido il terminator liquido.

Ma non finisce qui: i due hanno anche costruito una macchina del tempo con cui andare nel 1997 e distruggere Skynet alla nascita. Ma Kyle nel suo viaggio temporale ha acquisito un ricordo in cui Skynet nasce solo nel 2017! Inoltre Sarah racconta che il Guardiano la accompagna dal 1973, cioè da quando un T-1000 la prese di mira e uccise i suoi genitori, e che ora lo chiama Papà. Evidentemente Skynet ha avuto la capacità di inviare altri terminator nel passato (dopo il viaggio di Kyle?) e ha cominciato a prendere di mira un po’ tutti gli antenati, anche se in realtà nel 1984 il T-800 doveva ricorrere all’elenco telefonico avendo a disposizione solo un nome, chissà come avrà fatto nel 1973…

I due umani, lasciando perdere le incongruenze, decidono comunque di catapultarsi nel “futuro”. Però sono costretti a lasciare il Guardiano ad invecchiare perché stranamente lui dice che non può usare la macchina del tempo, anche se un altro T-800 l’ha fatto appena mezz’ora prima.

Arriviamo nel 2017, in piena era social, e al posto del capannone da cui sono partiti c’è ora un’arteria autostradale. Poco male e un piccolo investimento non può fermare il palestrato Kyle Reese, ma vengono comunque arrestati e condotti in ospedale. Qui la faccenda si fa ancora più incasinata con l’arrivo di John Connor! Sarah e Kyle sono ormai sul collasso psichico e stanno per accettare passivamente la situazione quando arriva il Guardiano che spara dritto per dritto a John. Panico, è un traditore?! No, è John che è in realtà un T-3000 e stava per portarli dalla sua parte!! Una macchina molto particolare, in grado di rigenerarsi come un T-1000, ma molto più solido e potente.

Così, per scappare, lo fanno aderire al magnete di una TAC e si rifugiano in un bunker a riempire caricatori, cosa che evidentemente il Guardiano non ha avuto il tempo di fare nei 33 anni trascorsi da solo. Ma, sorpresa, John li raggiunge e li affronta nuovamente. Il trio fugge in autobus e alla fine John cade dal ponte di San Francisco e loro vengono nuovamente arrestati.

Abbiamo quindi il tempo di riordinare le idee. Scopriamo che John Connor è un importante collaboratore della Cyberdyne che tra poche ora lancerà Genisys, una specie di Google che gestisce un po’ di tutto, ovvero il tuo tablet, il tuo frigo e anche il sistema di difesa missilistica degli Stati Uniti. Ovviamente Genisys diventerà Skynet, John Connor gli sta facendo da balia e il mondo sta per vivere il Giorno del Giudizio.

Accade anche che mentre la polizia sta tentando di cavare qualche informazione dal Guardiano arriva uno dei poliziotti che volevano arrestare Kyle Reese nel 1984. Il poveraccio viene costantemente preso in giro da tutti visto che vive con la fissa dei cyborg assassini, dei viaggi nel tempo e le scie chimiche. Ma non è poi così stupido perché aveva capito tutto e porta il Kyle Reese bambino del 2017 a vedere il sé stesso adulto, ovviamente senza la possibilità di riconoscerlo, pur trovandolo famigliare e non si capisce con quale intento. L’unica cosa chiara è che questo poliziotto non aveva mai visto Ritorno al Futuro, perché altrimenti avrebbe saputo che far incontrare i sé stessi di epoche diverse porta molto male.

In ogni caso c’è anche John Connor che comincia subito a picchiarsi con il Guardiano che nel frattempo si è costruito anche un’arma micidiale: dei guanti di calamita. Con questa minchiata riesce a tenere testa un minimo, finché tutti quanti non decidono di prendere degli elicotteri e continuare in volo la battaglia, tanto per fare un po’ di azione ignorante.

L’allegra combriccola arriva così alla sede Cyberdyne dove i buoni piazzano una serie di bombe per far saltare tutto in aria. Tra le varie cose affrontano anche un noiosissimo ologramma di Genisys/Skynet e trovano il prototipo di una macchina del tempo. Nel frattempo incredibilmente il Guardiano riesce a tenere a bada John, a infilarlo nel prototipo e a farlo a pezzi, proprio mentre tutto esplode e Sarah e Kyle si rifugiano in un bunker.

Tutto sembra a posto, Skynet è distrutta e da vero happy end ricompare anche il Guardiano che ha fatto l’upgrade a T-1000. Dopo i titolo di coda scopriamo che anche Skynet è sopravvissuto.

Terminator Genisys, tanti T800

Un po’ di considerazioni

Diciamo che temevo una trama molto più brutta e volendo fare un reboot è una trovata abbastanza indovinata, anche se un po’ scopiazzata dal reboot di Star Trek. Credo anche che il casino spaziotemporale a tratti incoerente verrà chiarito negli altri due film previsti, dando un po’ di consistenza a questa baracca barcollante.

Come già accennato non è chiaro chi abbia mandato il Guardiano nel 1973, anzi viene detto che quei file sono stati cancellati, lasciando sospeso un grosso mistero. Stesso discorso per i T-1000 del 1973 e del 1984.

Di fatto, in questa nuova linea temporale i fatti di Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio e di Terminator 3 – Le Macchine Ribelli non accadono e Skynet ripassa dall’essere un progetto militare ad uno civile realizzato questa volta non grazie ad un chip rotto ed un braccio, ma grazie a dell’know-how direttamente dal futuro. E quello che accade in Terminator Salvation, viene bellamente ignorato. Insomma hanno fatto tabula rasa di tutte le produzioni precedenti.

Ma questo non è il fatto più grave in questo sforzo di rimettere in sesto il povero franchise Terminator. I problemi per cui Terminator Genisys non è un grande film sono altri.

Niente da dire sugli effetti speciali, spettacolari, forse non sofisticatissimi, ma comunque d’effetto. Notevole poi la capacità di ringiovanire il buon Arnold Schwarzenegger con palate di computer grafica e di renderlo reale. Applausi.

Niente da dire sul ritmo, sempre incalzante, ben cadenzato, così come gli attori che per un film d’azione sono ad un livello discreto. Però mio parere Jason Clarke non ha assolutamente la faccia e le movenze da John Connor. Forse è perché era difficile trovare un degno erede del magnifico Christian Bale, ma in fondo almeno non hanno scelto Ben Affleck.

No, secondo me il problema serio di Terminator Genisys è che si ride troppo. Per tutto il film c’è questa insopportabile gag tra Sarah Connor, il suo pretendente Kyle Reese e il papi T-800 che non vuole mollare la figlia. Ma dai, è una macchina assassina, mica un mormone! Va bene che anche in T2 c’erano momenti leggeri, ma c’era anche un’evoluzione del rapporto tra John e il Terminator, qui invece è una situazione comica che si ripete.

E poi in un film di Terminator, ovvero di spietate macchine costruite con il solo scopo di uccidere in maniera subdola, non muore quasi nessuno. Ok, ci sono gli elicotteri e le esplosioni, ma i morti ammazzati si contano sulle dita di una mano. Assolutamente inaccettabile. Per dire, anche nella sfortunata serie Chromartie ne ammazza di più.

Insomma, Terminator Genisys è un bel film d’azione, divertente da vedere, ignorante al punto giusto, ma senza un vero punto di forza. Non ha la violenza di T1, non ha i personaggi di T2, non è visionario come Salvation, ma almeno è meglio di T3.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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