Mission Impossible – Rogue Nation, recensione

Mission Iimpossible - Rogue Nation

Tom Cruise interpreta per la quinta volta i panni di Ethan Hunt in una nuova missione impossibile. E questa volta le cose saranno ancora più complicate perché dovrà agire avendo contro la sua stessa agenzia. Con questo capitolo Mission Impossible raggiunge i livelli di James Bond e merita veramente la visione.

Trama a base di spionaggio, scene d’azione mozzafiato, un po’ di umorismo, c’è tutto questo in Mission Impossible – Rogue Nation, il quinto episodio della fortunata serie di film partita nel 1996 e basata sulla serie TV mandata in onda a cavallo degli anni ’60 e ’70. Basta vedere il trailer per farsi un’idea.

La trama di Mission Impossible – Rogue Nation

La Impossible Mission Force (IMF) continua imperterrita il proprio lavoro di salvaguardia della pace nel mondo seppur utilizzando dei metodi non proprio convenzionali, spesso senza rendere conto a nessuno e con dei danni laterali spesso esagerati. Tutto questo mette di cattivo umore la CIA (con a capo Alec Baldwin) che desidera smantellare la IMF e riportare alla ragione i suoi effettivi.

Contemporaneamente Ethan Hunt si trova alle prese con una misteriosa organizzazione criminale chiamata il Sindacato che continua ad effettuare attentati mirati e che alla fine riesce anche a catturarlo. Naturalmente Ethan riesce a fuggire, ma solo grazie all’intervento dell’ambigua Ilsa Faust. A questo punto però la IMF è stata ufficialmente sciolta e al protagonista non rimane altro che entrare in clandestinità sottraendosi all’arresto da parte della CIA e continuare la propria battaglia personale col Sindacato.

Passato un anno le cose non sono andate molto avanti. La CIA continua a cercare Ethan e lui continua a seguire ad azioni da parte del Sindacato senza riuscire a prevenirli. Per un’azione all’Opera di Vienna decide di farsi aiutare dal suo storico collega Benji Dunn e nella stessa occasione incontra nuovamente Ilsa, intenta a sparare al cancelliere austriaco, anche se non è l’unica! Dopo una fuga rocambolesca la donna rivela di essere al servizio di Solomon Lane, ovvero il capo del Sindacato e gli da una dritta su come distruggere l’organizzazione criminale.

Si arriva così in Marocco per la vera missione impossibile: rubare un archivio da una banca dati posta sotto ad una centrale elettrica. Per permettere a Benji di accedervi si dovranno manipolare le credenziali di accesso memorizzate in un luogo reso ancora più inaccessibile dal fatto di essere sott’acqua.

Una volta riusciti Ilsa Faust ruba il memory stick per portarlo alla sua agenzia, la MI6 inglese, il cui presidente decide però di ripudiarla lasciandola in balia del Sindacato. Allora l’agente decide di andare da Solomon Lane, ma si scopre che sulla pennetta non c’è nulla!

Lane, dopo aver capito che Etan Hunt possiede ancora le informazioni che cerca, sequestra Benji per ricattarlo. Quindi incarica Ethan di decriptare i dati, cosa fattibile solo sequestrando a sua volta il primo ministro inglese, e successivamente di fornirgli le informazioni che nel frattempo si sono scoperte essere delle grandi disponibilità finanziarie utili al Sindacato per raggiungere il proprio obiettivo di rivoluzione del sistema mondiale.

In qualche modo Ethan ce la fa, cattura Solomon Lane e permette alla IMF di riprendere le proprie operazioni.

La critica di Mission Impossible – Rogue Nation

Una cosa che salta subito all’occhio e di cui il film si fa vanto è il fatto che le scene d’azione sono state girate da Tom Cruise senza l’ausilio di controfigure. La cosa è veramente notevole perché al tenero Tom fanno fare delle cose veramente fuori di testa.

Le più assurda è lo stare attaccato al portello di un aereo in decollo, scena ripetuta otto volte, e che trasmette un realismo pazzesco, anche perché è vera! Bisogna dire che malgrado il fatto che gli effetti digitali abbiano raggiunto dei livelli molto alti una scena girata senza l’uso del green screen è comunque un’altra cosa, stesso discorso quindi di Mad Max Fury Road.

L’altra, che però forse si apprezza meno, è quella in immersione in cui Tom è stato realmente in apnea per diversi minuti, scena comunque molto tesa e di grande effetto.

L’altro aspetto positivo del film è la trama curata e intrigante da vera spy story e che non ha nulla da invidiare a quelle, già citate, di James Bond. Si mettono in mezzo un po’ di capi di stato e capi di varie agenzie di intelligence in un intreccio plausibile che tiene attaccato lo spettatore allo schermo. Inoltre il doppio e triplo gioco di Ilsa Faust è un ulteriore elemento di interesse che si chiarirà solo alla fine. Divertenti anche le battute ironiche e il personaggio di Benji Dunn che riesce a strappare più di una risata.

Molto belle anche le varie ambientazioni. In particolare la scena all’Opera di Vienna è molto ben studiata e riesce a coniugare perfettamente azione e musica. Il tema della Turandot torna anche in qualche momento successivo, dando alla colonna sonora una struttura che uno non si aspetta.

Abbastanza bravi anche gli attori.
Tom Cruise, un po’ invecchiato, non è un attorone, ma ormai il ruolo gli è cucito addosso.
Forse un po’ troppo rigido Sean Harris nel ruolo di Solomon Lane, personaggio a cui non si permette di esprimersi in pieno, limitandolo ad una sola espressione da pazzo invasato con occhiali stile Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia”.

Insomma, Impossible Mission – Rogue Nation è un film da vedere per divertirsi con ottime e realistiche scene d’azione per una spy story niente male, un film di sorprendente qualità che non vi lascerà delusi.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *