Suicide Squad, recensione

Suicide Squad
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DC Comics, l’acerrima rivale di Marvel e che ha in scuderia Superman, Batman, Flash e compagnia bella, sta cercando disperatamente di mettere in piedi un universo cinematografico in grado di competere con la concorrenza. Però per un motivo o per l’altro continua a non riuscire a centrare l’obiettivo.

Supercattivi alla riscossa, la Suicide Squad

La Terra è un luogo pericoloso. Ci sono i supercriminali come il Joker, ci sono gli alieni ultrapotenti come Superman, ci sono i metaumani come Flash, ci sono i vigilanti come Barman e c’è la gente comune ai bar e le comuni forze dell’ordine che non sanno bene come sperare di cavarsela.

Amanda Waller, agente operativo dell’intelligence, riesce però a far passare la sua soluzione: obbligare i supercriminali arrestati a collaborare in cambio di uno sconto di pena. Usando le loro capacità si spera di riuscire a fronteggiare eventuali minacce che possono presentarsi, anche al costo di qualche perdita che vorrebbe solo dire qualche criminale in meno da dover gestire. Idea che effettivamente ha un suo senso e che alla fine viene messa in pratica.

La Waller ingaggia così Deadshot (il cecchino mercenario infallibile), Harley Quinn (la pupa di Joker), Captain Boomerang (un australiano robusto), El Diablo (un lanciafiamme umano), Killer Croc (un coccodrillo antropomorfo), Slipknot (non la band, che ci sarebbe stata comunque bene, ma un arrampicatore criminale) e Incantatrice (una antica divinità incarnata nel corpo della ragazza June Moone). A comandare la sgangherata truppa è Rick Flag, un militare nonché il ragazzo di June Moone che tiene tutti in scacco grazie a delle microcapsule esplosive impiantate in tutti criminali.

Sembra andare tutto per il meglio finché non viene fuori che la Waller ha un po’ sottovalutato la situazione in particolare nei confronti dell’Incantatrice che, in un momento di libertà, riesce a risvegliare suo fratello Incubus e insieme cominciano a creare un esercito di pupazzi che conquista mezzo mondo e a costruire una macchina che distrugge alcune importanti strutture militari umane.

Viene quindi messa in campo il resto della Suicide Squad che tra una battuta, un conflitto interno, un momento di sconforto e un intervento del Joker, riescono a salvare la situazione e a salvare il pianeta. Evviva!

Il Joker, dov’è il Joker?!

Mettiamo subito le cose in chiaro. Effettivamente il Joker non ha mai fatto parte della Suicide Squad, neanche nei fumetti, anche se dal trailer sembra avere un ruolo importante. In realtà il suo contributo è molto marginale e per lo più serve a descrivere l’origine di Harley Quinn. I protagonisti della squadra sono sempre stati Harley e Deadshot e così è anche nel film.

Detto questo c’è da dire che il film si inserisce nella nuova continuity della DC Comics che parte dall’Uomo d’Acciaio e passa da Superman v Batman. Come detto prima si tratta del tentativo di DC di rivaleggiare con Marvel con dei cinecomics inseriti in una sola grande storia in grado di continuare generare aspettative nei fan e di sfruttare il proprio cast di personaggi che nel caso della DC è veramente sterminato.

Secondo me il problema di questo tentativo è l’attuale incoerenza degli stili che si sta adottando probabilmente perché si sta continuando a cercare di individuare il target giusto.

L’Uomo d’Acciaio e Batman v Superman sono dei film abbastanza seriosi, pur rimanendo molto fumettosi. Siamo molto lontani dalla triologia tetra del Cavaliere Oscuro con Christian Bale, triologia che a mio avviso dovrebbe essere il punto di riferimento dello stile che servirebbe per distinguere nettamente il prodotto cinematografico DC da quello Marvel. Dico questo perché un prodotto dedicato ad un pubblico più maturo sarebbe sicuramente più apprezzato rispetto ad una imitazione dei cinecomics per ragazzi della Marvel, ma a quanto pare che mette i milioni di dollari per la produzione non ha il coraggio di osare e ci troviamo con delle cose fatte un po’ a metà.

Suicide Squad è giustamente più allegro perché si basa sul paradosso di supercattivi che controvoglia devono lavorare per gli altri, senza però perdere la loro tendenza psicopatica, cosa che periodicamente crea conflitti e situazioni comiche. La produzione ha però lavorato per permettere al film di essere accessibile ai minori di 13 seppur accompagnati. Di conseguenza non c’è turpiloqui e non c’è neanche sangue. Anzi a stento ci sono dei graffi. Deadshot si trova quindi a sparare a dei pupazzi senza viso e i cattivi muoiono dissolvendosi. Non è molto ignorante.

Inoltre sembra che la produzione del film sia stata un po’ travagliata e la sceneggiatura ne risente un po’. Un problema che si nota, ad esempio, è che con tutti i personaggi presentati se ne va metà film. Ad ognuno è dedicata una piccola introduzione, in cui se ne racconta le origini, la cattura e qualcosa del carattere. Solo Slipknot rimane poco approfondito, ma essendo che muore quasi subito ce ne possiamo fare una ragione.

Per il resto fa un paio di comparsate Batman, senza però entrare veramente nella storia e viene implicitamente citato Superman.

Per farla semplice mi sarebbe piaciuta di più una Suicide Squad più cattiva, con personaggi più inquietanti e un po’ di violenza in più. Non che così sia troppo male, ma sarebbe stato ancora meglio. Magari molto meglio.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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