Il sesto episodio della saga dei cyborg assassini vuole essere il film che tutti gli appassionati stavano aspettando dal 1991 quando uscì Terminator 2. Almeno questo era nelle intenzioni di James Cameron. La realtà non è purtroppo così meravigliosa e a parte l’effetto nostalgia il film offre ben poco agli spettatori più esigenti. Peccato davvero, considerando che doveva essere il primo di una nuova trilogia.
C’era una volta un cyborg dal futuro…
Tutto comincia con un flashback di quelli che uno non vorrebbe mai vedere. Sarah Connor e suo figlio John sono in Guatemala a godersi il sole estivo quando irrompe sulla scena una faccia fin troppo conosciuta: è un Terminator T-800. I nostri eroi cercano di reagire, ma sono stati presi troppo alla sprovvista tanto che John, ancora ragazzo, viene ucciso da una fucilata in pieno petto, morendo tra le braccia di sua madre.
Un balzo e siamo nel 2020, in Messico, dove compaiono due nuovi viaggiatori del tempo. Il primo è apparentemente la più classica delle macchine assassine, dall’apparenza maschile con una pokerface fissa. L’altra una ragazza che dichiara di essere umana, malgrado sia dotata di forza sovrumana grazie a degli avanzati innesti cybernetici.
I due viaggiatori nel tempo convergono presto in una fabbrica di carrozzerie per automobili dove lavorano Dani e Diego, due fratelli. La situazione precipita in fretta e il robot uomo, un Rev-9, attacca Dani, mentra l’altra, che si chiama Grace, la difende. In qualche modo Grace, Dani e Diego riescono a fuggire, ma la fuga termina poco dopo su un ponte. Il Rev-9, dotato di endoscheletro resistentissimo e esoscheletro fluido in grado di muoversi autonomamente, è nettamente superiore a Grace, che però tenta di tenergli testa come può. Diego muore e anche per Dani sembra essere arrivata l’ultima ora quando arriva Sarah Connor, armata di tutto punto, che riempie di piombo la macchina. La donna è però una sconosciuta per le altre due, che decidono di rubarle l’auto per squagliarsela.
Dopo un po’ di tribolazioni le tre donne si rincontrano, cominciano a fidarsi un con l’altra e a raccontarsi le loro storie: Dani è una ragazza qualunque, Sarah distrugge Terminator nel tempo libero e Grace è lì per difendere Dani perché la ragazza, visto che John Connor è morto, è la nuova Sarah. Si scopre anche che Grace ha tatuate le stesse coordinate che Sarah ha ricevuto misteriosamente via SMS, quindi il trio decide di andare in Texas per scoprire chi si nasconde in quella posizione.
Il viaggio, poco confortevole, le porterà presso una casetta di campagna di cui il proprietario è nientemeno che Carl, che in realtà sarebbe il T-800 che ha ucciso John e poi ha deciso di rifarsi una vita e una coscienza, con tanto di moglie e figlio adottivo. La missione rimane comunque quella di distruggere il Rev-9 per salvare Dani.
Le cose vanno grossomodo secondi i piani e alla fine l’umanità è salva.
Terminator 6, un Destino Oscuro per il franchise
Dopo tanta attesa siamo così arrivati al sesto capitolo dedicato ai cyborg assassini. O in realtà siamo al terzo perché Destino Oscuro è un reboot che si pone cronologicamente subito dopo Terminator 2 – Il giorno del giudizio. Siamo arrivati a questo punto perché il buon James Cameron ha deciso di rimboccarsi le maniche per cercare di salvare il salvabile di un franchise che, come sanno tutti gli appassionati, non ha avuto vita facile e vari passaggi di mano che a loro volta non hanno aiutato a creare una continuity sensata.
Il tentativo di salvataggio da parte di James Cameron, autore e regista dei primi due film, è quindi apparso a molti come l’ultimo tentativo possibile per salvare la serie dal dimenticatoio.
E in effetti il buon James ci ha messo il massimo impegno riuscendo a coinvolgere sia il solito Arnold Schwarzenegger, affezionato al T-800 come pochi altri, che Linda Hamilton, prima interprete di Sarah Connor. Così l’operazione nostalgia ha potuto avere inizio. Cameron non ha diretto Destino Oscuro, lasciando l’onere a Tim Miller (Deadpool), ma si è occupato intensivamente della sceneggiatura. Anche la Hamilton pare ci abbia messo molto di suo per dare al personaggio di Sarah Connor la stessa intensità e lo stesso atteggiamento che aveva avuto nel 1991, impegnandosi in prima persona anche in diversi stunt.
Il risultato è però purtroppo un po’ al di sotto delle aspettative.
Va detto che la produzione non era di altissimo livello, circa 180 milioni di dollari, e ciò si nota anche dagli affetti speciali digitali probabilmente non all’altezza. Emblematica in tal senso è la scena iniziale dell’uccisione di John Connor, con Arnold e Linda ringiovaniti digitalmente e la presenza del viso di Edward Furlong, in cui l’artificiosità è piuttosto evidente.
Sembra che addirittura la scena sia priva di un dialogo per via dell’impossibilità di rendere realistici i movimenti della bocca. Tutto questo nell’anno in cui è uscito Gemini Man e in cui si discute sugli effetti del ringiovanimento degli attori sul business del cinema.
Probabilmente la stessa scena si sarebbe potuta realizzare anche con degli attori diversi, con qualche compromesso, ma è qui che arriviamo proprio a quello che sembra il limite più grande del film: il complesso nei confronti dei primi due capitoli.
Tutto sembra voler essere fatto per poter dire che è questo il vero seguito del Giorno del Giudizio. Va bene, fai pure una trama che si innesta in quella storia (a ben guardare non molto più di Terminator 3 Le macchine ribelli, ma facciamo finta), però non puoi fare un mix degli elementi dei primi due e dire alla gente di andarlo a vedere.
Sì, perché in Destino Oscuro non c’è nulla di nuovo: c’è un soldato dal futuro (Kyle Reese / Grace) venuto a proteggere una persona (Sarah / Dani) da un terminator dello stesso futuro (T-1000 / Rev-9) e ci riuscirà grazie all’aiuto di un altro terminator riprogrammato (T-800). Elementi dei primi due film un po’ mischiati e privati del proprio carattere.
In particolare il ruolo di Arnold è quasi marginale. Si cerca di recuperare quella velata ironia già presente in T2, ma manca tutta la sottotrama. Qui non è John Connor che riprogramma la macchina, la manda nel passato e poi lui stesso, da giovane, ci interagisce per renderlo più umano. Qui è un T-800 che avendo molto tempo a disposizione diventa per conto suo il buon padre di famiglia perché Skynet gli ha dato un solo obiettivo. Una cosa tanto improbabile quanto anche un po’ misera come idea, quasi una scorciatoia per buttarlo nella mischia basandosi sui fatto che tanto tutti si aspettano che quel personaggio ci sia.
Aggiungiamoci anche l’inseguimento iniziale con i mezzi pesanti, il solito endoscheletro esposto per via delle ferite di battaglia e l’operazione “facciamo quello che la gente si aspetta” è completata.
E’ proprio quello di cui parlava Martin Scorsese qualche giorno fa: molti film di oggi sono fatti in base a ricerche di mercato. Cosa piace alla gente? Bene! Facciamo un film con quello che piace, così siamo sicuri di vendere. Peccato che per Destino oscuro il destino non sia stato così clemente e le vendite al botteghino siano state ben al di sotto delle aspettative, tanto da indurre Cameron a dire che non se ne farà nulla della trilogia prevista. Nuovo reboot, nuovo stop. C’è il rischio che questo sia stato il capito finale di un franchise troppo legato alla sua eredità e incapace di reinventarsi.
Non che il film, nel complesso sia brutto. C’è molta azione, tanta quando ci si aspetta, con varie lotte in aereo, sott’acqua, sulle strade e in un complesso industriale. Arnold recita in maniera magnificamente legnosa, la Hamilton sembra una ragazzina e la decisione di dare una decisa iniezione di femminilità ai protagonisti è un elemento sicuramente interessante. Le due ore di film scorrono con piacere sullo schermo.
Forse la resistenza meccanica del Rev-9 è un tantino esagerata visto che esce perfettamente indenne da qualsiasi attacco, sembra Superman, ma ci può anche stare.
Curiosa anche la sequenza da Ghost in the Shell quando Grace tenta di staccare la testa al Rev-9 con una catena finendo per danneggiare le sue stesse braccia, un po’ come succede a Motoko Kusanagi.
E’ invece deludente per un appassionato della serie.
Sì, ok, bello, ma in cosa si differenzia Legion da Skynet? Come fa un T-800 ad amare una donna? Se Carl manda le coordinate a Sarah potendo individuare il punto in cui arriva gente dal futuro, come fa Sarah a intercettare il Rev-9 e Grace su quel ponte quando entrambi sono apparsi in tutt’altro luogo? Come fanni i capelli di Sarah a rimanere perfettamente in piega anche dopo la nuotata sott’acqua?
Bah, a mio parere il seguito migliore di T2 continua ad essere Terminator Salvation che è stato l’unico a proseguire la trama superando i cliché della serie stessa ed è stato l’unico ad approfondire il personaggio di John Connor dandogli il ruolo che gli spetta.
Terminator Destino Oscuro è invece il film che riesce meglio nella imitazione dei film del 1984 e del 1991. Buona azione, buoni personaggi, effetti discreti, una trama sufficiente, ma nulla di nuovo. Peccato. Chissà se dal futuro arriverà qualche nuova idea per dare nuova linfa ad franchise che sembra avere tanto potenziale inespresso.