Il terzo episodio della saga dell’ispettore di San Francisco mischia azione, persone e violenza. Forse il migliore della serie di Henry Callaghan, un classico da rivedere.
Ancora guai a San Francisco
I metodi violenti di Henry Callaghan non sono tanto ben visti in città. Dopo l’ennesima strage di rapinatori, e correlata devastazione di un negozio, l’ispettore viene relegato dietro ad una scrivania della squadra omicidi per evitare che faccia altri danni.
Ma la criminalità non va in vacanza e così nella notte viene assaltato un deposito di armi da guerra in cui erano conservati anche dei lancia razzi. Sul posto intervengono due poliziotti, ma uno viene ucciso, l’altro ferito gravemente. Quest’ultimo è Frank DiGiorgio, caro amico, nonchè ex compagno di lavoro, di Henry e, in ospedale, sul letto di morte, si fa promettere di essere vendicato e riesce anche a dare all’ispettore una flebile traccia: ha riconosciuto uno dei malviventi come componente di un’altra banda di un crimine di alcuni anni prima, ma non ne ricorda il nome.
Ma le novità non sono finite. Il sindaco, in piena campagna elettorale, ha deciso di promuovere le pari opportunità di genere anche in polizia e di conseguenza a Callaghan viene assegnato un nuovo compagno: la giovane Kate Moore. Nelle intenzioni del Capitano McKay la ragazza dovrebbe servire anche a frenare i metodi da giustiziere di Callaghan, inducendolo ad una maggiore osservanza delle leggi, oltre che del buonsenso. Non serve dire che all’ispettore la cosa non va proprio giù.
Intanto il furto delle armi è stato rivendicato da un sedicente Gruppo Rivoluzionario Armato. Callaghan, grazie alle indicazioni di Frank, riesce a recuperare la lista dei componenti della vecchia banda e con questa va da Ed Mustapha, capo di un’organizzazione rivoluzionaria afroamericana. Mustapha è restio a collaborare, ma in cambio di qualche promessa indica un nome sulla lista. Si tratta di Bob Maxwell, reduce del Vietnam.
Ma appena dopo che Henry e Kate hanno lasciato il luogo interviene una squadra d’assalto capitanata da McKey che arresta Mustapha e i suoi sgherri, con l’accusa di aver rubutato le armi. Di conseguenza viene anche organizzata una conferenza stampa in cui il Sindaco vorrebbe l’operato di Callaghan e Moore. Si tratta di un’operazione puramente mediatica con l’aggravante, per Henry, che i veri criminali sono ancora liberi. Ne nasce un alterco tra l’ispettore e il capitano, con il risultato di una sospensione per il primo.
La situazione prende una brutta piega quando il gruppo di Bob Maxwell agisce per rapire il Sindaco (uccidendone l’autista e l’assistente). Lo scopo del rapimento è ottenere un sostanzioso riscatto.
Callaghan è senza distintivo, ma con l’aiuto di Kate, di cui ormai l’ispettore ha una buona considerazione, individuano Alcatraz come il covo della banda. I due si recano lì e a furia di colpi di Magnum 44 fanno fuori quasi tutti. Però, proprio quando stanno per andarsene col Sindaco, Maxwell uccide Kate e riprende in ostaggio il primo cittadino. A questo punto l’ira di Henry Callaghan raggiunge il suo apice e dopo un breve inseguimento uccide il criminale facendolo esplodere con un razzo lanciato proprio da uno dei lanciamissili rubati.
Quando ormai tutto è risolto arrivano gli elicotteri di McKay con i soldi del riscatto.
Cieli di piombo e mari di polvere da sparo
Abbastanza curiosa la genesi del film. Nel 1974, tre anni dopo la genesi dell’Ispettore Callaghan, due giovani sceneggiatori, Gail Morgan Hickman and S.W. Schurr, decidono di scrivere di propria iniziativa un seguito e riescono a farla arrivare a Clint Eastwood in persona. La vicenda è ispirata ad un vero rapimento ed è intrisa di gruppi terroristi e comprende anche il rapimento del sindaco e piace molto a Clint. Ma malgrado questo l’attore e regista fatica a convincere la Warner a realizzare un film con quella sceneggiatura.
Anzi, la casa produttrice incarica un altro sceneggiatore, l’esperto Stirling Silliphant, e ne nasce una storia in cui Callaghan viene affiancato da una giovane di origini asiatiche di nome More. A Eastwood piace la sottotrama con la ragazza, ma considera il tutto troppo incentrato sul rapporto tra i due. Propone quindi a Silliphant di prendere degli spunti dall’altra sceneggiatura per rendere la storia più ricca di azione e più in linea con le aspettative del pubblico. Silliphant accetta, ma il risultato non soddisfa ancora Eastwood che fece rivedere ancora la sceneggiatura anche al fidato Dean Riesner. Il film viene infine intitolato “The Enforcer”.
Il risultato di tutto ciò è una storia in cui si intrecciano gruppi di terroristi, il movimento afroamericano e le ipocrisie della politica. Inoltre la sottotrama della relazione che si instaura tra Callaghan e Moore dona al personaggio di Eastwood molta più profondità rispetto ai due episodi precedenti. Da semplice vendicatore diventa una persona che sa riconoscere le persone di cui fidarsi. Il suo obiettivo rimane comunque sempre la giustizia a tutti i costi, ma il rapporto con gli altri diventa più importante di prima.
Cielo di Piombo ha un’ottimo ritmo e riserva una buona dose di scene d’azione con una notevole componente di violenza, tanto che la stessa Tyne Daly, interprete di Kate Moore, ne fu piuttosto colpita quando vide il film alla prima. Anche la parte di investigazione fa la sua bella parte, svelando obiettivi e ambizioni di tutte le parti in causa.
Infine la critica sociale non è neanche tanto velata. Le istituzioni vengono rappresentate come interessate esclusivamente a coltivare il proprio personale.
Nota negativa invece per il villain. Bob Maxwell è una sorta di Rambo cattivo (che come personaggio nasce nel 1972, anche se Silvester Stallone lo porterà al cinema solo nel 1982). Reduce del Vietnam, esperto di armi e decisamente psicopatico, Maxwell sfrutta le sue capacità per tentare di arricchirsi in maniera criminale. Il personaggio è però relegato in uno spazio molto piccolo, con poche scontate battute, aspetto che lo rende completamente privo di personalità finendo per scontrarsi solo con l’ira di Callaghan e non col resto del personaggio. Un po’ un peccato.
Cielo di Piombo è un bel film d’azione, violento quanto basta e con una trama intrigante. Inoltre la Magnum 44 di Callaghan, coprotagonista ignorante della serie, sa ritagliarsi il suo meritato spazio.