Skyscraper, trama e recensione

Skyscraper
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In Skyscraper il solito Dwayne “The Rock” Johnson, è il responsabile di esplosioni, crolli e altre cose ignoranti, neanche fosse Super Mario che salva Pauline da Donkey Kong. Un film fatto bene e che raggiunge tutti gli obiettivi che si può porre un action movie.

L’umanità va sempre più in alto

In un futuro che sembra già arrivato un magnate cinese ha costruito il grattacielo più alto del mondo, il Pearl. E non solo è il più alto, ma è anche il più sicuro, inaffondabile come il Titanic!

A certificare la sicurezza c’è un ex agente della CIA rimasto mutilato in azione. Si tratta di Dwayne Johnson, che con sua moglie e i due figli gemelli vive già nel grattacielo con un piccolissimo conflitto di interesse. Ma siamo nel mondo degli action movie e così nessuno ci bada. In ogni caso è arrivato il giorno di mettere il bollino verde sulla struttura e The Rock è convocato all’ultimo piano, il 200°, in cui in 3 secondi presenta la sua analisi fatta da una sola slide in cui dice che va tutto alla grande.

In senso di gratitudine il magnate cinese gli consegna quindi il Tablet, che non è un tablet Android qualsiasi, ma il Sacro Graal dei tablet con cui si ha l’accesso di amministratore a tutti i sistemi del grattacielo. Con questo concentrato di responsabilità il buon The Rock deve recarsi alla stazione di controllo posta dall’altra parte della baia di Hong Kong a fare non si sa bene cosa.

A questo punto però entra in scena un violento mercenario, con tutta una sua banda di persone poco raccomandabili, che ha intenzione di appropriarsi del Tablet per poter fare una visita non richiesta al magnate cinese e impadronirsi di una misterioso drive di dati.

Skyscraper, l’action movie fatto bene

The Rock Skyscraper

Di film ambientati nei grattacieli ne esistono già da tempo e il pensiero mi corre automaticamente a “Trappola di cristallo” con Bruce Willis. Il fatto è che il grattacielo si adatta benissimo al genere d’azione perché permette di isolare i personaggi in un contesto in cui possono contare solo su se stessi, ci sono un sacco di ambienti interni in cui far svolgere le scene e in definitiva conosciamo tutti quel senso di velata claustrofobia dell’essere intrappolati in un mostro di vetro e acciaio da cui è difficile fuggire quando qualcosa va male. Con le possibilità della moderna computer grafica i limiti solo solo due: la fantasia e il bugdet.

Ma Dwayne Johnson ormai di budget ne ha sempre di più e per questo film ha avuto la possibilità di spendere 125 milioni di dollari che non sono pochi, confermandosi sempre di più l’Arnold Schwarzenegger degli anni 2010 con il vantaggio di essere un attore più convincente (ma ad Arnie vogliamo comunque tanto bene).
Soldi ben spesi perché trama, sceneggiatura ed effetti visivi rispondono assolutamente alle aspettative, senza essere esattamente memorabili, ma ponendosi ad un livello più che discreto.

Per quanto riguarda gli attori il cast è abbastanza anonimo. Oltre a The Rock spicca solo Byron Mann, già visto nei panni di Silver Lion ne L’uomo dai pugni di Ferro, questa volta nel ruolo minore dell’inutile ispettore di polizia.
Un po’ sprecata anche la cattiva col caschetto che finisce in galera senza potersi sfogare con un momento di vera cattiveria, peccato davvero.

Passando invece agli aspetti ignoranti memorabili ce ne sono di diversi.

Tralasciando il fatto che il protagonista sia dotato di una gamba artificiale, cosa utile essenzialmente solo ad un paio di gag, abbiamo nella prima parte la micidiale scalata della gru nella prima metà del film. In quel frangente il grattacielo ha cominciato a bruciare più o meno a metà altezza e The Rock deve riuscire ad entrare per portare in salvo la sua famigliola. Trova una gru, ma l’ascensore è inaccessibile e quindi decide di scalare l’esterno della stessa gru. Il fatto è che la gru arriva poco oltre la metà dell’altezza dell’edificio che equivalgono a circa 500 metri in verticale. Ma i muscoli d’acciaio del protagonista gli consentono di arrivare in cima ben prima dei poliziotti che stanno cercando di fermarlo e che hanno la possibilità di tagliare il catenaccio dell’ascensore per poi poterlo usare.
A questa sequenza segue il salto che si vede in tutti i trailer con un paio di salvataggi in extremis aggrappandosi a qualche cornicione.

Altro momento memorabile è il free climbing all’esterno del grattacielo per arrivare all’unico pannello in grado di sbloccare le porte di titanio che tengono al sicuro il magnate cinese.

Ma il vero protagonista ignorante è il Tablet! È un concentrato di tecnologia sbloccabile solo con FaceID, anche se poi uno ci fa quello che vuole per il tempo che vuole. Usato per manomettere l’impianto antincendio dello Skyscraper, finisce nelle mani della moglie del protagonista che, senza averlo mai visto, capisce subito che smanazzando a caso tra le opzioni salterà fuori qualcosa di buono. E infatti trova il comando di riavvio del grattacielo.
Spero che la sceneggiatura prevedesse qualcosa di diverso e che all’ultimo si sia deciso di mettere un finale a caso per problemi di budget, perché riavviare il grattacielo resettando qualsiasi impostazione è veramente delirante. Comunque è quello che succede, partono gli estintori a CO2, miracolosamente tutti intatti, e tutti i buoni sono salvi senza rischi di asfissia. Bam!

Nel complesso Skyscraper è quindi un action movie che segue le regole del genere, con trovate un po’ sopra le righe e un po’ fuori la fisica del nostro universo, per un divertimento di un’ora e tre quarti ben spesi.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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