In un futuro prossimo la città di Detroid è al limite del caos, criminalità diffusa e affaristi senza scrupoli si contendono il primato della città. E poi sulle strade ci sono eroici poliziotti, che però sono stufi e stanno per indire uno storico sciopero. E alla fine arriva lui: RoboCop!
Detroit, la città del caos
La città di Detroit sta per vivere un cambiamento epocale. La società privata OCP (Omni Consumer Product) ha già sostanzialmente in mano il controllo politico della città, ha privatizzato la polizia e ora vuole mettere le mani sul quartiere Vecchia Detroit per farlo diventare Delta City, una città utopistica dove tutti potranno vivere e lavorare felicemente, ovviamente alle dipendenze e per il tornaconto della OCP.
Per raggiungere l’obiettivo è però necessario ripulire il quartiere che è casualmente anche il più complicato dal punto di vista della criminalità, ma la polizia è sul piede sindacale di guerra e non ci si può fare affidamento. Quindi l’alto dirigente Richard “Dick” Jones ha portato avanti il progetto di un poliziotto robotico, ED-209, potenzialmente utilizzabile anche in ambito bellico. Lo sviluppo ha però avuto vari problemi e anche la dimostrazione davanti al presidente della OCP, detto il “Vecchio”, si rivela un completo fiasco, con addirittura un dirigente crivellato dai colpi delle armi automatiche del robot.
A questo punto un giovane dirigente, Bob Morton, decide di cogliere la palla al balzo e propone al Vecchio il suo progetto di poliziotto cyborg. Il presidente acconsente. Ora serve un volontario da potenziare!
Quasi contemporaneamente Alex Murphy è al suo primo giorno di lavoro alla stazione di polizia Metro Sud. Murphy non è un poliziotto alle prime armi, ma è onesto e un affettuoso padre di famiglia. Viene mandato in pattuglia in coppia con la tosta Anne Lewis. I due trovano subito un buon feeling, ma si ritrovano quasi subito a inseguire il furgone di un gruppo di criminali. Dopo una furiosa sparatoria sulle strade l’inseguimento termina in una fabbrica abbandonata, evidentemente il covo della banda. I due poliziotti chiamano rinforzi, ma questi arriverebbero troppo tardi, e così decidono di entrare nell’edificio da soli. Una mossa avventata tanto che Lewis viene messa fuori combattimento quasi subito, mentre Murphy riesce a bloccare due dei malviventi, uccidendone anche uno, per poi essere circondato dagli altri membri della banda. Il capobanda Clarence Boddicker decide di prendersi lo sfizio di torturare Murphy spappolandogli il braccio con una fucilata, prima di ordinare agli altri di massacrarlo di proiettili. Murphy incredibilmente rimane in piedi, e così Boddicker gli pianta un proiettile in testa.
La banda di dilegua subito dopo e Lewis soccorre il compagno, ma anche il tempestivo intervento dei medici non può impedire la morte di Murphy. E così Bob Morton e la OCP hanno il loro volontario.
Seguono alcuni flash ambientati in un laboratorio di robotica in cui viene amputato l’altro braccio, gli vengono montati alcuni componenti, prende coscienza delle sue tre direttive fondamentali: «Ordine pubblico totale», «Proteggere gli innocenti» e «Far rispettare la legge». Più una quarta, per il momento ignota.
Qualche tempo dopo RoboCop fa la sua comparsa a Metro Sud. Il cyborg di titanio e kevlar è impressionante e dopo un breve addestramento è già mandato in pattuglia. I metodi di RoboCop sono brutali, ma i risultati sono eccellenti.
Ma la situazione evolve rapidamente.
Da una parte Dick Jones non ha mandato giù il fatto di essere stato scavalcato da Bob Morton e lo minaccia.
Dall’altra RoboCop, durante una routine di riposo, rivive alcuni momenti del suo omicidio e della sua vita precedente. Risvegliatosi incontra brevemente Lewis. La donna sospetta che sotto il casco di titanio ci sia Murphy, dato che ha visto RoboCop far ruotare la pistola come faceva appunto lo stesso Murphy. Ma il cyborg ha al momento un altro obiettivo e identifica i suoi aguzzini tramite il sistema informatico. Quindi parte per un trip di vendetta, passando prima dalla sua vecchia casa, dove riaffiorano altri ricordi.
Contemporaneamente Boddicker va a casa di Bob Morton e lo uccide per conto di Dick Jones.
Ma RoboCop in poco tempo arresta vari componenti della banda fino ad arrivare proprio a Boddicker, proprio quando questo sta contrattando per una partita di droga nei laboratori del narcotrafficante Sal. Dopo una breve sparatoria, in cui RoboCop fa strage di criminali, arresta Boddicker elencandogli i suoi diritti mentre lo pesta. Il criminale, nella speranza di salvare la pelle, confessa anche di lavorare per Dick Jones.
A questo punto l’integerrimo poliziotto cyborg si presenta negli uffici della OCP con l’intenzione di arrestare anche Dick Jones. Ma è in questo momento che scopre la natura della quarta direttiva, che gli impedisce di arrestare il dirigente, causandogli forti dolori. Jones, confessa le sue malefatte, ma solo perché immediatamente dopo chiama un ED-209 con l’intenzione di distruggere RoboCop. Ma ED-209 riesce solo a conciare male RoboCop, che riesce a fuggire per le scale, salvo poi trovarsi di fronte ad un plotone di poliziotti a cui viene ordinato di sparare. Alcuni agenti si rifiutano, dato che RoboCop è un collega, ma molti altri no. Il cyborg riesce a fuggire ancora una volta finché, allo stremo, viene caricato in macchina da Lewis.
I due si rifugiano alla solita fabbrica abbandonata, dove RoboCop riesce a fare alcune autoriparazioni rimettendosi grossomodo in sesto svelando anche il suo volto.
Allo stesso tempo la polizia di mette effettivamente a scioperare e la banda di Boddicker viene fatta liberare e armare da Jones. Inoltre il capobanda viene dotato di un radar che gli fornisce la posizione di RoboCop. Sia lui, che il suo capo Jones, hanno bisogno che RoboCop venga distrutto perché ovviamente ha registrato le rispettive confessioni.
Lo scontro tra la banda e la coppia RoboCop-Lewis è violento. Alla fine RoboCop viene sepolto da alcune travi d’acciaio, ma Boddicker, che gli si avvicina per finirlo con un tondino di metallo usato come lancia, viene ucciso dal punteruolo montato nella mano di RoboCop e che in teoria serve per connettersi ai sistemi informatici. Il cyborg è danneggiato e Lewis ha diversi proiettili in corpo, ma sono vivi.
Murphy può quindi completare la sua vendetta recandosi nuovamente agli uffici della OCP, presentandosi proprio durante una riunione dei massimi dirigenti. Espone la registrazione che inchioda Jones che reagisce, prendendo il Vecchio come ostaggio. RoboCop non può intervenire per via della quarta direttiva, ma è lo stesso presidente a sbloccare la situazione, licenziando in tronco Jones. A questo punto per Murphy è un gioco da ragazzi crivellare di colpi il malvagio ex-dirigente, facendolo anche sfondare la vetrata e precipitare dal novantesimo piano.
RoboCop, acciaio, kevlar e tanta ignoranza
L’idea del film venne allo sceneggiatore Edward Neumeier quando un suo amico gli parlò di Blade Runner come di un film in cui un poliziotto da la caccia a dei robot. Lo sceneggiatore evidentemente rivoltò i ruoli e ideò una trama in cui era un poliziotto robot a dare la caccia ai criminali. Ma il problema arrivarono dopo, sia per trovare una casa di produzione, sia soprattutto per trovare un regista adatto. Sembra che furono interpellati ben 50 registi prima che la sceneggiatura giungesse nelle mani di Paul Verhoeven.
Il regista olandese aveva già girato alcuni film molto apprezzati e stava cercando di salire di livello ed entrare nel giro di Hollywood. Anche se la trama del film si sposava bene alla sua tendenza a rappresentare la violenza, non la valutò inizialmente come degna di nota. Fu grazie all’insistenza della moglie che Verhoeven decise di dare una seconda chance a RoboCop e finalmente ci vide la possibilità di fare un film d’azione che fosse anche satira sociale.
Per il ruolo di protagonista era stato inizialmente preso in considerazione Arnold Schwarzenegger, all’epoca l’attore più rappresentativo nel genere d’azione. Il regista però si oppose fermamente, consapevole delle difficoltà che avrebbe avuto nel mettere il fisico colossale dell’ex-culturista austriaco dentro alla corazza di RoboCop. La scelta ricadde quindi sullo smilzo Peter Weller.
Il film ebbe un notevole successo nelle sale andando a guadagnare 53 milioni di dollari solo negli Stati Uniti a fronte di un budget di 13 milioni. Un buon successo che da una parte permise di creare un franchise fatto di due seguiti al cinema e un’infinità di altri prodotti tra cui fumetti, videogames e pupazzi. Dall’altra permise al regista di poter osare di più e lo fece poco tempo dopo con Atto di Forza (Total Recall), che per molti versi è simile a RoboCop, questa volta davvero con Arnold Schwarzenegger come protagonista.
Ma perché RoboCop è così bello? Intanto perché è veramente ignorante. È un film d’azione in cui non si risparmia sulla violenza. Le persone non vengono semplicemente uccise, ma vengono crivellate di colpi fino a ridurle in poltiglia, come risulta subito chiaro dal dirigente ucciso da ED-209 all’inizio del film.
La scena dell’omicidio di Murphy è violenta, oltre che per le immagini, anche per il sadismo di Boddicker e dei suoi scagnozzi, che si divertono a farlo soffrire.
Anche l’omicidio di Bob Morton è violento. Prima colpito alle gambe e poi fatto saltare in aria mentre implora pietà.
E violenta è anche la morte dello scagnozzo Emil, che nel tentativo di investire RoboCop finisce in un serbatoio di rifiuti tossici. Ne esce malconcio e con la pelle che si scioglie, trasformandosi in uno sgorbio e infine viene investito e spappolato dallo stesso Boddicker.
Tutta questa violenza fu ovviamente criticata da parte del pubblico, ma ha anche reso memorabile la pellicola. Perché pur presentando elementi splatter è notevole la realizzazione tecnica delle scene.
Chiaramente l’elemento più appariscente è la corazza di RoboCop. In un’epoca di effetti speciali fisici la sua realizzazione e il suo uso fu ovviamente particolarmente complesso, ma il risultato rimane tutt’ora più che apprezzabile. In particolare il Robocop privo dell’elmo nella parte finale del film, è impressionante, ma in tutto il film i suoi movimenti e la sua presenza è favolosa.
Un po’ meno stupefacente, ma pur sempre buona, è l’animazione di ED-209, le cui scene in movimento sono state realizzate in stop-motion con l’uso di un modellino.
Veramente ottime sono anche le musiche e gli effetti sonori. Il tema principale di RoboCop è iconico e non c’è neanche bisogno di parlarne. Ma notevoli sono anche gli effetti sonori. In particolare le prime apparizioni di RoboCop sono impreziosite da una sorta di ronzio che lo rendono piacevolmente vivo. E per tutto il resto della pellicola il suono dei suoi passi ne esaltano il peso e la natura meccanica.
Strepitoso anche il verso di ED-209, un mix di versi di animali, che ne sottolinea il comportamento goffo. Ottimo lavoro!
Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi e la performance dei vari attori. Ogni personaggio ha il suo ruolo e il suo scopo e tutti risultano credibili.
In particolare, tra i non protagonisti, è da apprezzare il sergente della stazione Metro Sud, severo, ma giusto, con i suoi sottoposti, e obbediente a denti stretti con Bob Morton della OCP. Veramente credibile.
Certo la narrazione del film risulta ormai un po’ datata, con temi fantascientifici tipici del cinema anni ’80, ma la critica al sistema capitalistico continua ad essere attuale.
E purtroppo, dato il budget non elevato, della Detroit distopica si vede giusto qualche scorcio, tanto da rendere la città, attorno a cui in realtà ruota tutta la vicenda, una sorta di fantasma.
RoboCop è e rimane una pietra miliare del cinema d’azione. Ottimi gli effetti, la storia, le interpretazioni e la regia. È un film da riguardare periodicamente perché indubbiamente ha lasciato il segno.
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