Dopo il buon successo del primo film dedicato al poliziotto cyborg la Orion Pictures non poteva certo esimersi dal farne un seguito. Ma il cambio alla regia e alla sceneggiatura non ha portato ai risultati sperati, né dal punto di vista artistico né come ritorno economico.
Detroid continua ad essere nel caos
E’ passato un anno dai fatti raccontati in RoboCop, ma malgrado Alex Murphy si spacchi la scheda di titanio, le cose in città non vanno molto meglio di prima.
La OCP punta ancora alla realizzazione di Delta City, anche perché si trova in difficoltà economiche e un ulteriore slittamento del progetto potrebbe causarne il fallimento. L’asso nella manica è il fatto che la città di Detroit ha un grosso debito con l’azienda. Se non riuscirà a onorarlo, tutta la municipalità verrà privatizzata e passerà nelle mani della OCP.
Poi il crimine per le strade non conosce limiti. Come se non bastasse è in circolazione una nuova droga, la Nuke, prodotta da un gruppo criminale capitanato da un certo Cane.
Infine la polizia è in sciopero permanente, in protesta contro la OCP, lasciando campo libero ai criminali.
In tutto questo Alex Murphy stalkera anche la sua ex-moglie.
Le premesse non certo rosee portano ad una situazione ancora peggiore quando RoboCop decide di affrontare direttamente il gruppo di Cane, ma i criminali non si fanno trovare impreparati e catturano il cyborg, poi lo fanno a pezzi, e infine lo scaricano di fronte alla stazione di polizia di Metro Sud.
Ridotto in fin di vita, la OCP decide di non finanziarne la ricostruzione, volendo puntare ad un nuovo modello, che segua più fedelmente gli ordini e che sia più affidabile del solito ED-209.
Ma i tecnici dell’azienda fanno un nuovo buco nell’acqua e i tentativi di costruire un RoboCop 2 falliscono miseramente.
Il presidente, anche per venire incontro alla necessità di non compromettere ulteriormente l’immagine della OCP di fronte all’opinione pubblica, decide quindi di far ricostruire RoboCop, affidando l’incarico a Julienne Faxx.
La dottoressa però ha altri piani. Secondo lei i fallimenti nella costruzione di un nuovo cyborg sono dovuti alla scelta di utilizzare come base dei poliziotti, dotati di una propria etica e morale, mentre si dovrebbe puntare a dei criminali psicopatici e manipolabili. Per lei il candidato ideale sarebbe proprio Cain.
La Faxx decide quindi di riprogrammare RoboCop con una lunga lista di direttive allo scopo di rendere il suo comportamento inefficace e quindi rendere indispensabile la sostituzione del cyborg.
Tornato quindi in funzione e in servizio alla solita centrale di polizia, RoboCop è di nuovo in pattuglia con Anne Lewis, ma la sua nuova programmazione lo rende solo ridicolo.
I tecnici della polizia capiscono subito il problema, ma l’unica soluzione sarebbe una forte scossa elettrica che andrebbe a resettare la sua memoria. Sentite le parole Murphy decide immediatamente di buttarsi in una centralina elettrica e ne esce con zero direttive e la libertà di andare a regolare i conti con Cain, portandosi appresso un plotone di poliziotti.
Lo scontro col criminale è violento. Alla fine Cain e RoboCop si scontrano mentre sono alla guida rispettivamente di un furgone e di una moto (un po’ come si vedrà in Terminator 2, appena un anno dopo). Ovviamente Cain ne esce parecchio malconcio.
Ma il peggio per lui deve ancora arrivare, quando in ospedale lo viene a trovare la Faxx. Infatti la dottoressa spegne le macchine che lo tengono in vita, ha finalmente il suo cervello e nasce RoboCain, ben più potente del precedente modello.
Come prima missione RoboCain viene mandato a bloccare una trattativa tra il sindaco di Detroit e Hob, un ragazzino che ha preso il posto di comando nell’organizzazione di Cain, che darebbe alla città la possibilità di estinguere il debito. Il cyborg fa una strage, con il solo sindaco che ne esce vivo. RoboCop invece arriva troppo tardi per fare qualcosa di utile e assiste solo alla morte di Hob.
Il giorno dopo la OCP presenta ufficialmente RoboCop 2. Ma all’evento si presenta anche RoboCop sfidando Cain. Tra i due parte una lotta furibonda, ma alla fine Murphy riesce ad estarre il cervello di RoboCain e lo spiaccica sull’asfalto.
Detroit è salva (per modo di dire visto che è comunque un casino) e la OCP è costretta a leccarsi le ferite, ma per ora l’unica a farne le spese è Faxx, a cui il Vecchio decide di addossare tutte le colpe.
RoboCop 2, tante idee, forse troppe
E dire che le premesse per fare un ottimo film c’erano tutte.
Alla regia Paul Verhoeven era stato sostituito da Irvin Kershner che aveva diretto due filmetti come “L’impero colpisce ancora” (Guerre Stellari) e “Mai dire Mai” (James Bond). Quindi un regista esperto.
La sceneggiatura venne invece affidata Frank Miller, il visionario fumettista, che poco prima aveva messo sulla carta “Il ritorno del Cavaliere Oscuro”.
La sceneggiatura di Frank Miller fu in effetti un tripudio di idee, ma i produttori la ritennero in parte non realizzabile. Si decise quindi per un profondo rimaneggiamento.
Dal punto di vista degli attori vennero confermati tutti nei panni dei personaggi principali.
Il risultato dei 35 milioni di budget è un film di cui purtroppo non si può essere totalmente soddisfatti. Proviamo a capire perché.
Dal punto di vista visivo il film migliora leggermente la prima prova. RoboCop sembra muoversi con più naturalezza e RoboCain è animano molto bene. Per lo più si fa ovviamente ancora uso della step motion, a parte il viso di Cain, proiettato su uno schermo alloggiato nella testa del cyborg, realizzato in grafica 3D.
Tutt’altra valutazione invece per il comparto audio. Gli effetti sonori sono decisamente più grossolani, ma la grossa delusione arriva dalla colonna sonora dove si è deciso di ignorare totalmente l’iconico tema del primo film. Un errore veramente imperdonabile! Totalmente da bocciare anche il fischio che si sente durante la caduta di RoboCop e RoboCain dal grattacielo della OCP: un lungo fischio alla Willy il Coyote. E’ il preciso momento in cui muore la sospensione dell’incredulità.
Ma questi sono peccati veniali. Il problema, come spesso accade, è la sceneggiatura. Alex Murphy, a parte la scena iniziale in cui scopriamo che fa lo stalker, si comporta come un robot: zero dubbi, zero umanità, solo vendetta e sete di giustizia. Peccato, perché la parte interessante del poliziotto cyborg era proprio il suo problema esistenziale.
I coprotagonisti sono poi molto vaghi. Lewis fa giusto qualche comparsata, Cain smette di essere un personaggio quando diventa RoboCain. Si salvano un po’ il Vecchio e la Faxx, da cui però non arriva nessuna sorpresa ecclatante.
Infine è incomprensibile il ruolo di Hob, il mini-me di Cain. Perché rendere un ragazzino un feroce capobanda? Alla fine il suo essere ragazzino non cambia di una virgola gli avvenimenti. Si direbbe essere solo sadismo letterario. Tra l’altro la scelta valse diverse critiche.
Buono invece il livello di violenza, anche se i sentimenti che genera sono leggermente diversi dalla versione di Verhoeven. Mentre il regista olandese riesce a mettere in scena la cattiveria e il sadismo, Kershner evoca una violenza più asettica e meno coinvolgente in cui la gente muore, ma non soffre.
Peccato davvero perché le idee di Miller erano molte e molto varie. Per fortuna sono state successivamente recuperate e messe in forma di fumetto. Secondo questa versione in questo secondo episodio RoboCop avrebbe prima dovuto scontrarsi con un gruppo di sadici mercenari pagati dalla OCP per sostituire la polizia e poi contro il membro psicotico del medesimo gruppo, trasformato anche lui in cyborg. RoboCop esce parecchio provato dalla doppia prova, anche se anche qui la sua natura umana rimane abbastanza in secondo piano. Parte delle idee sono poi state però riutilizzate nel seguito RoboCop 3.
RoboCop 2 è quindi un seguito sotto le aspettative, che preferisce affidarsi a scene d’azione e violenza rispetto ad una sottotrama esistenziale del rapporto tra uomo e macchina. Le idee sono buone, ma messe insieme un po’ alla rinfusa. Comunque da vedere.