Due ricchi cugini brasiliani miliardari trovano due sosia per stare tranquilli in attesa di firmare un importante contratto. E i due sosia non si fanno sfuggire l’occasione per spassarsela un po’. Quattordicesimo film della coppia Spencer-Hill, un po’ sottotono rispetto ai tempi migliori.
A Rio ci si diverte e si indaga
Greg Wonder è un corpulento sassofonista che suona nelle bettole di New Orleans. Elliot Vance uno stunt man di discreto successo. I due non hanno nulla in comune e non si conoscono, ma vengono contattati da una misteriosa agenzia che propone loro un compenso di un milione di dollari, con un anticipo di cinquantamila, per un lavoro da accettare senza conoscerne la natura. I due non ci mettono molto a convincersi.
Vengono così portati a Rio de Janeiro da una coppia di cugini miliardari: Antonio e Bastiao João Coimbra de la Coronilla y Azevedo. I due sono preoccupati per la loro incolumità mentre sono in vista della firma di un corposo contratto. Il lavoro consiste quindi di sostituirli per una sola settimana, data la loro incredibile somiglianza, e possibilmente senza farsi ammazzare. E nel caso scoprissero anche chi si nasconde alla macchinazione contro di loro, riceverebbero un 50% extra di guadagno.
I due accettano senza grandi tentennamenti e si calano immediatamente nei panni dei miliardari, senza la necessità di imitarli, data la somiglianza che fruga ogni dubbio alla numerosa servitù, e quindi lasciando libero sfogo alla propria natura.
La prima sera i due rinunciano a un noioso ricevimento per chiudersi in una balera malfamata. Vengono però intercettati subito anche da una banda di criminali, capitanata da Tango, che intendono catturarli e con cui nasce subito una scazzottata sfasciando il locale e meritandosi un articolo nel giornale, con grande scorno dei veri cugini Coimbra.
Greg ed Elliot si trovano così a confrontarsi con la routine dei Coimbra. In particolare Greg con lo psicologo Dottor Professor Albert Von Eisenburg, Elliot con la fidanzata platonica Donna Olimpia Chavez di Altamirano, cercando di capire chi si nasconde dietro le macchinazioni, senza però molto successo e continuando a farsi notare nei giornali a causa degli incontri con il gruppo di Tango.
Alla fine i cugini Coimbra decidono di tornare in città per difendere la loro reputazione e per firmare il contratto. Decidono di incontrare i due sosia in una villa appartata dove però vengono raggiunti anche dal gruppo di mercenari chiamati in sostituzione del gruppo di Tango. Ne nasce una nuova rissa in cui si sfrutta il fatto di essere in due coppie identiche e alla fine, catturato il leader dei mercenari, si attira in una trappola il vero mandante.
Vero mandante che si rivela essere Olimpia Chavez, desiderosa di vendicarsi di Antonio per via di una faccenda andata male al padre, ma che in realtà risulta essere un fraintendimento.
Greg e Elliot incassano quindi il loro assegno milionario lasciando i Coimbra alla loro vita a cui i due miliardari, vista l’esperienza, decidono di dare una svolta più attiva.
Non c’è due senza quattro, ma anche senza otto
Dopo circa quindici anni di collaborazione la coppia cinematografica formata da Bud Spencer e Terence Hill è quasi al capolinea (in effetti seguirà il solo Miami Supercops e, ben dieci anni dopo, Botte di Natale). Non perché tra i due ci siano dei contrasti, ma perché sembra che si siano esaurite le idee e si vada avanti un po’ per inerzia riproponendo i soliti cliché, ma senza molta convinzione.
In “Non c’è due senza quattro” ci sono quindi alcuni elementi ricorrenti della filmografia della coppia: l’ambientazione sudamericana, il gruppo di sicari da randellare, l’origine modesta dei protagonisti, senza che queste siano portare in scena in modo convincente. Per una volta Terence non è quello furbetto che cerca di sfruttare la forza di Bud per trarne un vantaggio, ma la storia molto lineare e il finale sempliciotto non riescono ad appassionare lo spettatore come le altre volte.
Il film si sviluppa quindi per i suoi 110 minuti senza grossi sussulti e con giusto qualche risata. Anche l’idea di calare i due personaggi nelle vesti di due ricconi ha risvolti molto meno comici rispetto a “Nati con la camicia” di appena un anno prima in cui i due si lasciano andare ad esagerazioni ben più comiche.
“Non c’è due senza quattro” non è un film memorabile della coppia Spencer-Hill. Poche idee, poche risate e un risultato buono solo per allietare qualche triste serata invernale.