I morti non muoiono

I morti non muoiono

È un horror? È una commedia? È un film? Sicuramente ci sono gli zombie, ma il resto è sicuramente altamente non convenzionale e farebbe storcere la bocca a monti appassionati del genere. Sicuramente è un’opera di Jim Jarmusch.

Metti un tranquillo weekend in provincia

Nel bel mezzo del nulla nel centro degli Stati Uniti, c’è un paesino, Centralville. Questo paese non ha nulla di diverso da tutti gli altri paesini che ci stanno attorno: ha un motel, ha un bar, ha un ferramenta e una stazione di polizia.

È una giornata come tante altre. Lo sceriffo Cliff Robertson e il suo vice Ronnie Peterson sono nel bosco per intimare all’eremita Bob di non rubare le galline di Frank Miller, anche se non sono molto convinti che sia stato lui, visto che sono anni che vive da solo senza mai dare fastidio a nessuno. In ogni caso fanno il loro dovere e vanno via.

Sulla strada del ritorno notano che la giornata sembra essere più lunga del solito, che la radio ha qualche problema e che gli orologi si sono fermati. Sembra tutto molto strano e dalle televisioni degli altri abitanti di Centerville veniamo a scoprire che la causa è il fracking dei poli che ha modificato l’orientamento dell’asse terrestre. Poco male comunque, gali abitanti di Centerville serve ben altro per potarli fuori dalla loro routine.

I due poliziotti tornano quindi alla centrale dove trovano Minerva “Mindy” Morrison, anche lei un po’ turbata. I ogni caso sembra tutto ragionevolmente a posto. Cliff si propone quindi per il servizio di notte, lasciando andare i due giovani a casa, e mettendosi a dormire vicino al cadavere di Mallory O’Brien, ubriacona morta da poco e per la quale non c’è posto all’obitorio per via di due golfisti morti per un fulmine.

La notte però ha in serbo una grossa novità. La luna comincia ad emettere radiazioni negative (almeno questo lo dice Bob l’eremita) che permetteranno a due cadaveri del cimitero di tornare in non-vita e di passeggiare per la cittadina. I due zombie hanno una curiosa passione per il caffè e vanno dritti al bar, dove, già che ci sono, squartano anche le due cameriere.

Il risveglio di Cliff quindi non è dei migliori. Chiamato dal gestore della ferramenta, primo cliente del bar di quella mattina, trova le due donne squartate. Per Ronnie, arrivato subito dopo, è un chiaro segno che tutto finirà male. E infatti le cose non andranno affatto bene.

I morti non muoiono

Chloë Sevigny, Bill Murray e Adam Driver

Il titolo trae origine da “The dead don’t die” di Sturgill Simpson, simpatico autore country che da noi è ovviamente completamente sconosciuto. Fatto sta che Jim Jarmusch ha deciso di prendere come spunto la canzone, usandola come tema dominante della pellicola, ambientando poi il film nell’america rurale. Per farci comunque un film sugli zombie.

Un momento. Chi è Jim Jarmusch? È uno dei grandi esponenti del cinema indipendente. Tra i suoi film abbiamo Coffee and Cigarettes (seguenza di dialoghi ai tavolini del bar), Daunbailò (con Roberto Benigni) e Dead Man (con Johnny Depp). Sono tutti film molto introspettivi, in cui il viaggio non è quello che fanno i personaggi muovendosi, ma finendo per scoprire cosa hanno nella testa. E anche I morti non muoiono si muove su questo dualismo.

Il problema probabilmente è che in genere, quando uno va a vedere un film sugli zombie, è che vuole vedere un film con gli zombie con tutti i loro cliché: gente che cammina barcollando e si nutre di cervelli, un gruppo di disperati che tenta di salvarsi, un po’ di persone sventrate… Ne I morti non muoiono in effetti c’è un po’ tutto questo, ma distribuito col contagocce lungo i 100 minuti di film, intervallati da numerosi dialoghi che non sembrano portare a nulla.

Chi conosce Jim Jarmusch dirà “ma non è un regista da videoclip!“ e posso certamente essere d’accordo. Ma se fai un film introspettivo usando gli zombie sai benissimo che da una parte non soddisferai il palato ignorante degli appassionati del genere e dall’altra non attirerai chi cerca un percorso più sofisticato. E anche se per caso c’è un filosofo appassionato di film trash c’è il problema che la trama è lenta come un somaro in sciopero.

Perché nel film in effetti non è che succedano questi grandi cose: gli zombie escono dalle proprie tombe, ammazzano un po’ di persone, poi diventano un po’ troppi e il mondo finisce. Nel mezzo la becchina se ne va con gli alieni (esatto, ci sono anche gli alieni) e l’unico che rimane e l’eremita che non fa nulla in tutto il film. Non ci sono eroi, finisce male (Ronnie l’aveva detto più volte) e… tutto qui.

Su questa impalcatura traballante Jim Jarmusch ha voluto poggiare il suo messaggio: l’umanità è una merda e non c’è speranza di salvarla perché fino ad ora tutti hanno solo pensato solo agli aspetti materiali. Saluti e grazie per tutto il pesce.

Perché il significato di I morti non muoiono in definitiva è proprio questo. Ognuno si assuma le sue responsabilità e si faccia squartare senza protestare. Sopravvive solo l’eremita Bob che ha vissuto nel bosco, in simbiosi col pianeta.

Per il resto abbiamo Iggy Pop (attore feticcio di Jarmusch) che fa benissimo lo zombie, Steve Buscemi nel ruolo del cinico Miller e Tilda Swinton nel ruolo della becchina. Bravi attori che si divertono nei loro ruoli, ma che non riescono a far decollare la storia.
Emblematico il ruolo di Adam Driver che continua a saltellare tra i film con buone prestazioni, ma spesso su progetti dal basso riscontro in termini di popolarità (a parte Star Wars).

I morti non muoiono è un film di difficile catalogazione. Il regista Jim Jarmusch sembra a corto di idee e mischia elementi di genere con un messaggio di fondo tanto importante quando sempliciotto. È importante uccidere la testa degli zombie per ammazzarli davvero, ma lo è anche avere una trama che possa risvegliare l’interesse degli spettatori.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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