Brazil, Terry Gilliam

Brazil
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Secondo film della triologia dell’immaginazione di Terry Gilliam, ex Month Python e uno dei registi più visionari del nostro tempo, rappresenta un mondo distopico e burocratizzato in cui una scheggia impazzita tenta di farsi strada. Una via di mezzo tra 1984 di Orwell e 8½ di Fellini, un trip nella mente delle persone.

C’era una volta… la burocrazia

In un futuro indefinito il mondo è diventato un luogo in cui le persone sono schiacciate tra la necessità personale di emergere dalla mediocrità e una burocrazia instancabile che conforma tutti alle regole e le leggi. In questo enorme meccanismo apparentemente infallibile si insinua un piccolissimo errore, semplicemente una lettera sbagliata in un ordine di arresto che porterà all’arresto e alla morte per tortura dell’innocente Archibald Buttle.

Allo stesso tempo Sam Lowry è un piccolo ingranaggio che svolge il suo lavoro di archivista al Ministero per l’Informazione, ma la sua mente finisce per sognarsi spesso e volentieri avvolto in una corazza scintillante e capace di volare grazie a due grandi ali, mentre e salvare una meravigliosa ragazza. La sua grigia quotidianità viene però sconvolta da due fatti.
Il primo è la necessità di consegnare alla moglie di Archibald Buttle l’assegno del rimborso delle spese sostenute per l’interrogatorio del marito, come forma patetica di risarcimento.
La seconda è la scoperta che la vicina dei Buttle, tale Jill Layton, è proprio la ragazza sognata da tempo.

Tornato a casa Sam scopre che l’aria condizionata non funziona e contatta la Central Service che però non sembra molto intenzionata a risolvere il suo problema. In compenso arriva Archibald “Harry” Tuttle, vero destinatario dell’ordine di arresto, noto terrorista, ma in realtà eccentrico guerriero per la libertà, che vive camuffato da tecnico dell’aria condizionata.
Sempre a casa di Sam si presentano anche due veri tecnici della Central Service che però vengono respinti da Sam una prima volta grazie ad un cavillo burocratico.

Sam cerca quindi di scoprire qualcosa in più sulla ragazza e decide di accettare il trasferimento al più prestigioso ufficio di raccolta informazioni, trasferimento organizzato dalla madre per dare una svolto verso l’alto alla vita del figlio, solo per avere l’opportunità di fare delle ricerche. Viene così a sapere che Jill, che fa la camionista, ha tentato di aiutare la signora Buttle a ottenere giustizia, finendo però per essere accusata ella stessa di terrorismo.

Intrufolandosi nell’ufficio del primo ministro, Eugine Helpmann, Sam aiuta Jill modificando il suo dossier specificando che la ragazza sia morta. A questo punto riesce anche a incontrarla e ad avere il suo momento romantico.

Ma la burocrazia è implacabile e Sam Lawry viene arrestato e portato al cospetto del suo vecchio amico Jack Lint, che si occupa di recuperare informazioni tramite la tortura.

L’intervento della squadra d’assalto di Tuttle lo libera però dalla spinosa situazione e Sam si trova a fuggire in modo rocambolesco finendo dalla madre, che a furia di interventi chirurgici ringiovanenti ha assunto l’aspetto di Jill, che si trova al funerale di una sua amica. Una nuova ondata di poliziotti del ministero lo costringono a una nuova fuga in cui cade nella bara dell’amica defunta per poi ritrovarsi nel rimorchio del camion di Jill e insieme escono dalla città e scoprono la campagna, finendo per andare ad abitare in una casetta isolata.

Ma forse in realtà Sam Lowry si trova ancora legato alla sedia su cui Jack Lint lo sta torturando. Lo raggiunge anche Eugine Helpmann, che constata il fatto che Sam è ormai in stato catatonico, capace solo di canticchiare “Aquarela do Brazil”.

Brazil e il mondo dell’immaginazione

Brazil, Terry Gilliam

Sembra che a Terry Gilliam tutta l’idea che gira attorno a Brazil sia venuta grazie alla visione di un uomo, seduto al tramonto in una spiaggia tutta coperta dalla polvere grigia proveniente dalla città metallurgica che la circonda. L’uomo, malgrado il contesto deprimente, si intrattiene sulla spiaggia con la compagnia di una radio, da cui provengono le note malinconiche di Aquarela do Brazil, note che portano la sua mente a viaggiare per trovarsi un luogo meno grigio.

E in effetti tutto il film rappresenta tutto questo. Il titolo è chiaramente fuorviante. Ovviamente non ci troviamo in Brasile e il titolo non viene mai nemmeno nominato, ma il contrasto tra la colonna sonora che presenta variazioni del tema di Aquarela, la fotografia grigia fatta di tagliente luce artificiale e la necessità del protagonista di evadere e altamente coinvolgente.

Brazil è meraviglioso anche per la capacità di presentare dei chiari riferimenti ad alcuni capisaldi del genere. C’è un po’ della società controllata e opprimente di 1984, un’ambientazione alla Metropolis, una citazione della Corazzata Potemkin, la sovrapposizione tra realtà e fantasia di 8½, un pizzico di Philip Dick.
Gilliam mette in campo tutta la sua capacità di creare un mondo fantasioso e dominato da inquietudini, una favola oscura.

La pellicola contiene anche i fantastici effetti speciali dell’era pre-CGI di cui Gilliam era esperto. Modellini e scenografie danno un ulteriore tocco magico all’ambientazione. Per esempio la madre del protagonista, con la sua faccia di plastica alla continua ricerca delle giovinezza, è allo stesso tempo affascinante e inquietante.

La produzione di Brazil non fu delle più facile, ma fu per certi versi in linea con le difficoltà di tutti i film di Terry Gilliam. Il progetto ebbe bisogno di diversi anni per potersi concretizzare, tanto che il regista realizzò prima Time Bandits.
E anche dopo aver girato il tutto la casa di produzione Universal, intravedendo una buona opportunità, lo stravolse per rendere il tutto più “commerciale”, modificando colonna sonora e soprattutto il montaggio, eliminando in particolare la scena finale che rimette Sam Lowry sulla sedia su cui viene torturato.
Gilliam si oppose, si impuntò, minaccio, e alla fine per fortuna riuscì a produrre anche il suo Director’s Cut, che è quello che merita di essere visto. Storia un po’ paradossale visto che il film parla anche di controllo delle idee da parte del sistema. E comunque un destino condiviso con il Blade Runner di 3 anni prima.

Brazil è un film meraviglioso, poetico e graffiante, consigliatissimo a tutti gli amanti del genere fantastico e delle visioni distopiche. Terry Gilliam è un regista visionario come pochi e merita sempre di essere ascoltato.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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