Event Horizon – Punto di non ritorno, trama e recensione

Event Horizon
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Una spedizione è stata inviata ai limiti del sistema solare per recuperare un’astronave, la Event Horizon, dispersa diversi anni prima. Quella che sembra una missione senza senso si trasforma ben presto in un survival horror contro un nemico da cui non si può sfuggire.

C’era una volta, alla periferia di Nettuno…

Nel 2047 la Lewis and Clark è in viaggio verso il pianeta Nettuno, si tratta di una nave di soccorso, comandata dal capitano Miller, inviata per recuperare la Event Horizon, una nave andata persa anni prima e di cui nessuno ha mai più saputo nulla.
Il dottor Weir, guida scientifica della missione, spiega però che qualche tempo prima è stato raccolto un messaggio radio in cui si sentono strane voci e che si è stabilito sia arrivato proprio dalla Event Horizon. Inoltre svela che la nave era un modello sperimentale che avrebbe dovuto raggiungere Proxima Centauri con un rivoluzionario motore in grado di piegare lo spaziotempo. E aggiunge anche di averla progettata lui.

L’equipaggio è un po’ scettico, ma trovata la nave si procede all’abbordaggio. La Event Horizon è in apparente totale abbandono, priva di gravità interna e di equipaggio. Quasi subito però le cose cominciano ad andare male. L’ufficiale tecnico Justin si ritrova ad essere risucchiato dallo strano motore e contemporaneamente un’onda d’urto danneggia la Lewis and Clark. L’equipaggio è quindi costretto a trasferirsi sull’altra nave in attesa delle riparazioni. Si riesce comunque a recuperare il corpo di Justin che rimane in stato comatoso.

La crew comincia inoltre a soffrire di orrende allucinazioni e a peggiorare le cose arriva il ritrovamento di un video che mostra come sia finito l’equipaggio originale: un’orgia di sangue e violenza autoinflitta. Weir deduce dal video che la nave non ha aperto una scorciatoia spaziotemporale verso Proxima, ma un passaggio verso un altro universo dominato dal caos e dal male. Inoltre afferma che la nave ha acquisito una propria personalità.

Anche se le affermazioni sembrano campate in aria fatto sta che Weir e le allucinazioni cominciano a decimare la ciurma mentre Miller da l’ordine di salvare il salvabile e di andarsene il prima possibile. Weir però piazza una bomba sulla Lewis and Clark distruggendola. I superstiti sono quindi costretti a salire nuovamente sulla Event Horizon con il piano di separare il modulo motore da quello di comando, uniti da un lungo corridoio, e di tornare a casa con quest’ultimo. Il piano riesce però solo a metà e a salvarsi sono solo la vice capitano Starck e il tecnico Cooper che si mettono in stasi in attesa di un salvataggio. Invece Miller perisce nella lotta nel modulo motore con Weir che sopravvive anche ad una espulsione nello spazio, tornando magicamente riassemblato.

Fantahorror riuscito a metà

Nel 1997 la Paramount decise di produrre un film che potesse vendere bene nel periodo estivo in attesa dell’uscita di Titanic in autunno. Il progetto venne affidato a Paul Anderson che aveva già dimostrato le sue capacità col film su Mortal Kombat.

Con un budget di 60 milioni (per Titanic si spese più del triplo) c’era comunque la possibilità per Anderson di realizzare un buon prodotto, con la possibilità di utilizzare anche almeno due attori di medio livello come Laurence Fishbourne (il futuro Morpheus di Matrix) nel ruolo del capitano Miller e Sam Neill (noto per Jurassic Park) in quello dello scienziato Weir.

Il problema però fu il tempo, con la scadenza estiva improrogabile, che obbligò il regista a ridurre al massimo la post produzione con un conclusione sbrigativa delle riprese e montaggio fatto in fretta e furia.

Inoltre alle prime proiezioni di prova la Paramount fu in disaccordo con le scene gore inserite che rendevano il film eccessivamente sanguinolento. Anderson fu quindi costretto ad accorciare il film arrivando a una lunghezza di soli 96 minuti. Negli anni successivi il regista tentò poi a più riprese di produrre un directors’ cut in cui inserire le scene tagliate, ma purtroppo il girato andò perso e il progetto non si potuto realizzare.

Al botteghino il film riscosse solo un marginale successo incassando meno del costo di produzione. Ciò non impedì al film di essere rivalutato successivamente dai fan diventando un cult movie di nicchia.

Event Horizon, il caos e il male

Non è poi difficile immaginare perché il film non ebbe il successo che nella mente del registra avrebbe potuto meritare.

Il film si potrebbe etichettare come un fantahorror, dato che siamo l’ambientazione e i temi fantascientifici ci sono e che ad un certo punto diventa un vero e proprio survival horror, quindi un qualcosa che si avvicina abbastanza ad Alien, ma con più sangue.
L’inserimento di elementi splatter mi è parso per certi versi un po’ fuori luogo perché sembra solo un escamotage per rendere l’atmosfera più tesa, perché incapaci di ottenere questo effetto dalla trama. In effetti l’assenza di un nemico fisicamente presente in scena, se vogliamo fare il parallelo con Alien, è un grosso limite e sembra di assistere ad una lotta contro i mulini a vento.

Qualcuno ha inoltre tracciato un parallelo tra Event Horizon e Hellreiser e in effetti l’accostamento non è poi tanto sbagliato visto che anche qui si parla di un inferno ultradimensionale con cui si entra in contatto e un ambasciatore del male che ne porta il messaggio. Il parallelo tra il Weir “ricomposto” dopo l’espulsione nello spazio e Pinhead non è poi così azzardata.

Event Horizon - Weir

Ma più che altro è la trama un po’ fiacca il problema. Non che ci si annoi, ma non riesce a decollare del tutto. I personaggi, per quanto ben assortiti, sembrano poter rendere di più rispetto a quello che si vede. Nel senso che sembrano essere stati ben pensati, ma poi messi in scena in maniera incompleta e questo è spiegabile proprio per via dei tagli che Anderson è stato costretto a fare.

Buoni gli effetti speciali, specialmente gli interni che donano una ottima atmosfera claustrofobica. Un pochino meno bene i trucchi e le maschere, ma tanto le scene splatter sono inserite in maniera quasi subliminale.

Infine abbiamo anche l’angoletto delle cazzate con la nave che fluttua senza logica nell’atmosfera di Nettuno, come se si fosse spiaggiata. E la struttura stessa della Event Horizon, composta da due moduli collegati da un corridoio che sembra una pista di atterraggio per quanto è grossa. Due nonsense che tolgono un po’ di credibilità a un film che per il resto propone degli elementi fantascientifici per lo meno verosimili. A parte ovviamente il motore che esteticamente non ha proprio senso.

Event Horizon è un film nato male e che con la giusta dedizione sarebbe potuto diventare un prodotto molto più interessante. Un’occasione persa che comunque può valere la pena di visionare.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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