John Wick non ha ancora finito di mettere a posto la sua vita. La scomunica per aver ucciso un sicario in territorio franco, all’hotel Continental, lo rende un trofeo ambito da tutti i cacciatori di taglie. John dovrà quindi cercare aiuto nel suo passato per provare ad uscirne vivo. Ma chi gli è veramente amico? Si vis pacem para bellum, chi vuole la pace si prepari alla guerra, argomento di cui John Wick è esperto.
Una taglia da 14 milioni di dollari
John Wick è ferito e acciaccato, ma soprattutto è in fuga, braccato da tutto il mondo criminale. Winston, il direttore del Continental, gli ha dato una mano per quanto ha potuto, ritardando di mezz’ora l’inizio della scomunica, un piccolo vantaggio per provare a salvarlo. E John, messo in salvo il suo nuovo cane in un taxi, corre verso la biblioteca dove ha nascosto in un libro un rosario e un medaglione. Sono oggetti che arrivano dal suo passato, dalle sue origini.
Nella biblioteca affronta l’enorme Ernest che ha pensato bene di anticipare i tempi della scomunica, ma Wick se la cava, pur se con un profondo taglio alla spalla. Il sicario è quindi costretto a cercare l’aiuto di Doc che lo ricuce alla bene e meglio nei minuti prima che la scomunica diventi effettiva, momento in cui Wick diventerà preda e non avrà più accesso a nessun servizio dell’organizzazione.
John si rifugia quindi al Ruska Roma, un teatro russo gestito dalla Direttrice. Il rosario è in realtà un biglietto per una fuga e lui vorrebbe andare a Casablanca. La Direttrice accetta di malgrado, sapendo che l’aiuto offerto potrebbe causarle grossi problemi, ma il senso di dovere nel confronti di John ha comunque il sopravvento. Questo perché in realtà John Wick si chiama Jardani Jovonovich e ha origini bielorusse.
Nel frattempo a New York arriva la Giudicatrice, emissaria della Gran Tavola, che poi sarebbe l’organizzazione per cui lavorano tutti. La Giudicatrice è arrivata per punire chi ha infranto le regole aiutando John Wick. Ordina quindi a Winston di lasciare la direzione del Continental entro sette giorni. Stessa cosa per il re di Bowery, quello dei senza tetto. Infine punisce la Direttrice e incarica Zero, esperto assassino di origini asiatiche, di dare la caccia a Wick.
John Wick, arrivato a Casablanca, ritrova la sua amica Sofia, direttrice del Continental locale. Lei ha molto da recriminargli, ma finisce per dargli una mano e lo conduce da Berrada. Wick ha intenzione di sapere da Berrada come entrare in contatto direttamente con la Gran Tavola e chiedere la grazia. Ma Berrada gli da solo un’indicazione molto vaga che sembra solo una presa in giro. Inoltre chiede come pagamento per il servizio offerto uno dei cani di Sofia. Lei rifiuta, col sostegno morale di John Wick che coi cani non scherza mai, e ne nasce una violenta lotta da cui i due escono vincitori.
Entrare in contatto con la Gran Tavola non è semplice e per John è necessario a partire a piedi verso il deserto. Sarà la Gran Tavola a cercare il contatto, se lo vorrà. e così accade. Wick si risveglia quindi in una tenda nel deserto, al cospetto di Elder. Questi è disposto ad accettare il pentimento di John Wick, ma al prezzo di due cose: una prova di fermezza tramite l’automutilazione di un dito e una prova di lealtà tramite l’uccisione di Winston. Wick accetta.
John Wick torna quindi a New York dove è subito costretto a fuggire dai sicari di Zero, ma in qualche modo riesce ad arrivare al Continental dove Winston lo accoglie, malgrado conosca il motivo che l’ha ricondotto lì, ma lo mette anche di fronte ad una scelta: quella di ucciderlo e di tornare ad essere l’assassino spietato che avrebbe voluto non essere più per via dell’amore di sua moglie, o di lasciarlo vivere e quindi scegliersi il suo destino. John decide per la seconda e in presenza della Giudicatrice anche Winston si rifiuta di cedere la direzione del Continental. La conseguenza è che il Continental viene sconsacrato e quindi Zero ha la possibilità di uccidere Wick nell’albergo. Inoltre la Gran Tavola invia due camionette di assaltatori iperarmati.
Winston mette a disposizione di Wick le migliori armi del Continental assieme al suo fido Charon e in qualche modo riescono a resistere all’assalto e, dopo una impegnativissima lotta, anche a sopraffare l’esperto Zero.
Alla fine, sul tetto dell’albergo, la Giudicatrice è disposta a venire a patti con Winston, ma nel momento in cui gli chiede quale dovesse essere il destino di John Wick il direttore non esita un attimo ad estrarre la pistola, a sparargli e a lanciarlo giù dal tetto.
Ma si sa che John Wick ha la pelle dura. Scopriamo così che il re di Bowery è in qualche modo sopravvissuto alla sua esecuzione con la spada da parte di Zero, e ordinata dalla Giudicatrice nel momento in cui si è rifiutato di lasciare la sua posizione di comando, e ha deciso di allearsi, ancora con John Wick. Entrambi sono ovviamente molto incazzati per come sono stati trattati.
John Wick 3 Parabellum
Il terzo episodio di John Wick, che si innesta direttamente nel racconto partito dal primo primo John Wick, denota probabilmente un accenno di stanchezza. Il film, dalla durata di oltre due ore, è come al solito una sequenza di scene d’azione e soprattutto di lotta. Nel tentativo di non annoiare lo spettatore il regista Chad Stahelski si è inventato varie cose (lotta a mani nude, con i coltelli, con le katane, con le pistole, con i cavalli, con i cani, in moto con le spade…), ma in definitiva il discorso è sempre più o meno quello.
Sarebbe stato invece interessate un maggior approfondimento della storia di John Wick, ma tutto quello che abbiamo saputo è che in realtà si chiama Jardani Jovonovich e che arriva dalla Bielorussia. Vengono poi buttati nella mischia dei personaggi che dovrebbero servire a dare un po’ di background, ma che in definitiva non aiutano molto. Per esempio Sofia, interpretata da Halle Berry, inizialmente non vorrebbe aiutare John per un qualche antefatto di cui però non sapremo mai nulla. O la Direttrice che sembra sapere tutto, ma che poi non ci dice niente e soprattutto Elder.
Non si capisce neanche bene se Elder è semplicemente un membro della Gran Tavola o se è il capo di quella organizzazione. Il fatto che viva in mezzo al deserto marocchino e poi quantomeno curioso. In generale non si capisce proprio cosa sia la Gran Tavola. Un insieme di regole? Una cupola di un’organizzazione di assassini? E quali scopi avrebbe? Mistero totale. Ok, John Wick non è James Bond, però andare avanti per tre film senza sapere nulla non è una bella cosa, neanche fosse una delle trame incomprensibili di J. J. Abrams.
Poi in particolare nel finale sembra che gli sceneggiatori abbiano perso un po’ la bussola. Ad un certo punto Zero sembra una caricatura. Va bene l’ammirazione che può avere per Wick, dato che per lungo tempo sono stati in pratica colleghi, ma addirittura esultare per come batte i suoi due shinobi è sembrato un po’ fuori luogo. Infine il volo a cui sopravvive John, dal tetto del Continental, non è affatto realistico. D’accordo tutto il film non è molto realistico, ma in qualche modo plausibile. Invece un volo di 40 metri è proprio da supereroi. Possibile che non si sia trovata una soluzione migliore per farlo uscire di scena una volta tradito da Winston? Peccato.
Fa però tenerezza la scena finale in cui Keanu Reeves e Laurence Fishborne sono di nuovo vicini e alleati, John Wick e il re di Bowery, Neo e Morpheus, allievo e maestro.
Curioso anche che nel viaggio da New York a Casablanca il protagonista non si cambi neanche d’abito, arrivano con lo stesso vestito sgualcito e macchiato di sangue che indossa dal secondo film.
In generale la sceneggiatura un po’ traballante è comunque sostenuta da una realizzazione tecnica di alto livello. I combattimenti sono veramente ben fatti, con azioni riprese alla giusta distanza in modo da poter apprezzare i gesti atletici degli attori. Keanu Reeves, per quanto appaia abbastanza legnoso in certi momenti, riesce comunque a sostenere i ritmi di John Wick, specialmente nelle lotte di Gun-Fu. L’inserimento di Mark Dacascos, esperto di arti marziali, nel ruolo di Zero ha sicuramente contribuito a portare ad un ottimo livello le scene. Il fatto che il regista sia un ex stuntman avrà di certo aiutato.
Buone anche le musiche e le scenografie, anche se l’estetica cyber-barocca del primo film ha lasciato molto spazio a vetri e luci, ma è giusto che non si riproponga sempre la stesa minestra riscaldata.
Molto ricercata è il design della “sala di comando” dell’organizzazione, con le segretarie tatuatissime, gli spinotti stile centrale telefonica degli anni ’40 e dei meravigliosi Commodore64 come computer. Un meltin’pot retrò non molto sensato, ma sicuramente affascinante.
John WIck 3 Parabellum va sicuramente visto da quelli che hanno visto i primi due perché il mix è in fondo quello giusto per un film di genere: ottime scene d’azione, belle scenografie, trama sufficiente. Non sarà un capolavoro, ma fa il suo sporco lavoro e tutto sommato ne possiamo essere soddisfatti.