Preparati la bara

Django, preparati la bara!

Questo film è il prequel del più famoso Django, girato due anni prima, nel 1966, e che era diventato in breve tempo l’archetipo dello spaghetti western fatto di antieroi, di polvere a palate e pochi indiani, con moltissime produzioni che utilizzarono in maniera impropria il nome del personaggio per ritagliarsi la loro fetta di guadagni.

Una storia del Far West

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Nel 1889 il senatore David Barry è in corsa per diventare governatore dello stato. A quei tempi è un mestiere molto pericoloso e tra i collaboratori di David c’è anche il guardaspalle Django.
Dopo l’ennesima situazione pericolosa disinnescata David chiede a Django di affiancarlo fino alle elezioni. Ma Django rifiuta, deciso a fermarsi in qualche posto con la moglie, raccontando di aver già trovato un lavoro nella scorta di un carico d’oro diretto ad Atlanta.

Ma il destino è crudele e il trasporto viene attaccato proprio dagli uomini di David, capitanati da Lucas, che uccidono tutti. Django, ferito, si salva solo per puro caso, ma deve assistere all’omicidio della moglie. Dopo averla sepolta, a fianco della propria finta tomba, cambia mestiere e diventa il boia della contea, covando però, con pazienza, la propria vendetta.

Il lavoro di boia lo mette al corrente, grazie anche alle informazioni raccolte dal telegrafista Orazio, di una situazione molto torbida. I carichi di oro della contea vengono sistematicamente attaccati da una banda, anche se poi i crimini non rimangono impuniti. Ogni volta vengono infatti individuati dei finti colpevoli che finiscono innocentemente alla forca. Il piano di vendetta di Django consiste quindi nell’impiccare per finta i malcapitati, raccogliendoli poi in una banda di “fantasmi” da usare per mettere fine a quel giro criminale.

Ad un certo punto viene salvato Garcia, un indio, che poi salva Django da un trio di dissidenti all’interno del gruppo dei fantasmi. A questo punto le cose sono pronte e si passa all’attacco. Il gruppo dei fantasmi comincia quindi un’operazione terroristica andando a minacciare i falsi testimoni che avevano contribuito alla loro condanna, incendiando anche sistematicamente le tenute.
Tutto ciò mette in allerta Lucas, divenuto il boss locale. Ma prima Lucas ha in mente di attaccare l’ennesimo trasporto d’oro.

E Django progetta di sterminare la banda di Lucas proprio durante l’attacco al convoglio. Ma la notizia della condanna a morte della moglie di Garcia, Mercedes, divide provvisoriamente il gruppo.
Mentre Django è in paese a salvare Mercedes è proprio Garcia a guidare un colpo di mano tra i fantasmi, proponendo di attaccare loro il convoglio e di impossessarsi dell’oro. Un dissidente a questo proposito viene immediatamente ucciso, un altro, ferito, riesce a recarsi in città con l’intento di avvisare Django, ma viene individuato dalla banda di Lucas rivelando così l’esistenza della banda di ex-condannati a morte.

Nel frattempo Garcia e gli altri attaccano con successo il convoglio e carichi di oro si dirigono verso il confine. In questo modo hanno rinunciato al loro ritorno a casa come uomini vittime di un’ingiustizia, diventando essi stessi dei banditi, con la sola prospettiva di rifarsi una vita oltre confine. Ma al momento di guadare il fiume Garcia riesce ad ucciderli tutti e a impossessarsi di tutto l’oro.

La sera Django e Mercedes sono al cimitero per la finta sepoltura. Arrivano però gli uomini di Lucas che ormai hanno scoperto l’inganno e lo catturano, mentre Mercedes fugge.
Django viene sottoposto ad un violento interrogatorio nel tentativo di estorcergli la posizione di Garcia e gli altri. Ma Django, che non può saperla, cerca di resistere. Arriva anche David, che si rivela essere il capo di Lucas, ma la situazione non cambia molto.
In soccorso di Django arrivano Orazio e Mercedes. Di nuovo libero e armato Django può così sterminare la banda di Lucas incendiandone il Saloon. David Berry invece si salva.

Si arriva quindi alla showdown, organizzato da Django e Mercedes, usando Garcia come esca e portando il senatore Berry nel solito cimitero, dove si aspetta di trovare l’oro e dove trova, inevitabilmente, Django. Con una breve sparatoria Django disarma Berry, ma l’arrivo della banda di Berry sembra volgere la situazione a favore di Berry. Senonché nella tomba che sta scavando Django, che poi sarebbe la sua, al posto dell’oro c’è una mitragliatrice! Nel giro di pochi secondi la banda è sterminata e l’unico a salvarsi è Django.
Così la vendetta è compiuta e i traditori sono morti e Django può andare, lasciando parte dell’oro a Mercedes, l’unica ad essergli rimasta fedele.

Preparati la bara Django!

“Preparati la bara” può legittimamente considerarsi il prequel ufficiale di Django per via del fatto che sia stato prodotto dalla stessa BRC che due anni prima aveva realizzato Django, con Franco Nero. L’attore si rifiutò di recitare in questa pellicola, malgrado fosse ancora sotto contratto della BRC, e così il ruolo venne affidato a Terence Hill, al suo secondo spaghetti western, che non si presenta in maniera tanto diversa e riesce anche a far sembrare il personaggio un po’ più giovane, così come dovrebbe essere.

La trama del film si sviluppa attorno alla vendetta del personaggio, a cui poi si sovrappone il tradimento del gruppo dei fantasmi. In tutto questo è il solo Django a mantenere dritta la sua direzione morale. L’antieroe, inizialmente sereno e sorridente, poi disilluso dal brutale omicidio della moglie, procede con metodicità verso l’obiettivo della sua vendetta, pur non risultando infallibile.

Pur essendo un film godibile, e che riprende alcuni elementi iconici del Django di Corbucci, il film non è al livello di quello da cui trae ispirazione.
La trama si muove su un livello più semplice. Non ci sono guerre o cattive intenzioni, ma solo l’attrazione fatale per l’oro da parte di un gruppo di predoni e da parte del gruppo di fantasmi. E Django nel mezzo che cerca la sua vendetta.
Anche la violenza, elemento che aveva reso unico Django, è decisamente a un livello più basso. Di morti ammazzati ce ne sono molti, ma tutti in maniera piuttosto chirurgica e il sangue si vede poco. Anche la scena del pesante pestaggio di Django da parte del gruppo di Lucas non è poi così impressionante.

In generale si percepisce che il film è molto meno ispirato rispetto a quello di Corbucci. Anche le inquadrature, i personaggi e le musiche si muovono sul livello della sufficienza.
Lodevole invece l’interpretazione di Terence Hill che non manifesta l’ironia tipica dei suoi personaggi e dona a Django la tenebrosità data al personaggio da Franco Nero.

Insommala BRC non fece poi tanto meglio rispetto alle tante produzioni che si appropriarono del nome Django per commercializzare i propri spaghetti western. Un peccato, ma tipico di un’era in cui bastava seguire il genere cinematografico in voga per giustificare la produzione di un film.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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