Interstellar, recensione

Non avrei mai pensato di poter recensire un film serioso come Interstellar su questo blog. Questo perché per molte settimane si è andati avanti raccontando come per questo film ci sia stata un’attenzione particolare al realismo fisico della faccenda comparandolo nientepopodimeno che a 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. In effetti ci sono molte questioni legate alla fisica reale, ma alla fine c’è anche un grande fantasia e una deformazione legata alle esigenze di copione.

Un po’ Futurama e un po’ 2001 Odissea nello spazio

Diciamo che dal punto di vista della verosomiglianza Interstellar rientra nello stesso filone di Gravity, ovvero quello in cui sembra tutto molto realistico, ma dove alla fine si va con molta inventiva.

La trama, per chi avesse voglia di spoiler, parla di una Terra disastrata nel prossimo futuro. Una strana piaga sta distruggendo tutte le colture più diffuse e ormai si va avanti solo a polenta visto che è possibile coltivare solo il mais. La gente è un po’ rassegnata e anche il protagonista Cooper, ex top gun della NASA, è rassegnato a fare l’agricoltore. Un giorno però sua figlia Murphy riceve uno strano messaggio in codice che i due riescono a decifrare: sono delle coordinate! Ovviamente si recano nel luogo e scoprono che la NASA continua ad esistere di nascosto e che ha una mega struttura sotterranea in cui si sta costruendo l’arca di salvezza per l’umanità. Peccato che non possa volare. D’altra parte la sala conferenze è separata da un muro in cartongesso dalla rampa di lancio, forse nel tempo la NASA ha persone anche le persone capaci.
In ogni caso e per motivi non meglio chiariti, Cooper viene posto a capo di una strampalata missione, assieme al solito team di vittime sacrificali, che dovrà attraversare un wormhole nei pressi di Saturno attraverso cui raggiungere un altro sistema solare con altri pianeti potenzialmente abitabili.

Il viaggio sarà alla scoperta dei misteri dell’umanità e soprattutto si finirà in un paradosso temporale degno del miglior Futurama in cui gli eventi del passato dipendono da quelli del futuro, ma non si capisce come abbiano potuto verificarsi la prima volta. Un classico del cinema insomma.

Tra un salto in buco nero (assurdo) e stretching temporali vari (plausibili) la trama incontra anche qualche intoppo noioso di troppo con dialoghi di cui si potrebbe fare a meno. Immancabile ormai anche il conflitto padre-figlio (o figlia come in questo caso) e l’amore assoluto (reso in modo assolutamente patetico) che sono i veri motori della vicenda e che in un film che vorrebbe esplorare i perché dell’esistenza risultano totalmente riduttivi riducendo di molto la portata delle intenzioni del regista. Peccato che si vada ad esplorare un tema così interessante in modo così terra-terra.

Ma se chiudete un occhio su questi aspetti di Interstellar rimane comunque uno spettacolo visivo come pochi. Gli ambienti alieni, anche se somigliano a quelli terrestri, sono realistici e magnifici. Per non parlare delle navicelle e del buco nero. Assolutamente fantastico.

Molto molto belli anche i robot presenti. Inizialmente ti chiedi perché un robot come TARS debba avere la forma di parallelepipedo nero (stile 2001 appunto), ma poi tra personalità alla Bender e la versatilità della forma (X, asterisco e così via) diventa uno dei personaggi migliori del film. Non si capisce come possa manovrare un joystick con un’appendice senza dita, ma va bene così.

Vale la pena di vedere Interstellar?

Alla fine direi proprio di sì. Diciamo che come versione odierna di 2001 ci può anche stare. Manca la parte veramente psichedelica e si coglie un po’ di più il messaggio che si vuole trasmettere, ma siamo pur sempre da quelle parti.

Questo perché nei 160 minuti di film c’è spazio per un riassunto delle passioni umane: coraggio, amore, odio, egoismo. Fanno sempre un po’ pensare anche se nell’immensità dello spazio sembrano cose senza quasi importanza.

Rimane comunque la questione principale: perché l’umanità riesce a costruire navi spaziali e non a risolvere il problema ambientare che affligge la Terra? E perché lasciare la Terra col suo caldo Sole per un pianeta che orbita attorno ad un buco nero? Mistero.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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