I Frankenstein, recensione

È possibile fare un seguito di Frankenstein? Sì. È possibile farlo di un’ignoranza stupefacente? Anche qui la risposta è positiva. Questo film è la dimostrazione che è possibile prendere qualsiasi straccio di trama e farne un seguito senza senso, senza nessun legame con quello che è accaduto prima e con tante scene di azione in computer grafica. Complimenti davvero.

Il romanzo di Mary Shelley, Frankenstein appunto, risale addirittura agli inizi del 1800. Nel corso dei due secoli successivi è stato fonte di ispirazione per innumerevoli altri racconti e, in tempi moderni, è stato reso più volte in versione cinematografica. Le uniche tre versioni che però vale la pena vedere sono quella del 1931, a opera di James Whale, il Frankenstein di Mary Shelly del 1994, di Kenneth Branagh e con Robert de Niro, e Frankenstein Junior del 1974, di Mel Brooks con Gene Wilder.

In questa lista esclusiva non posso certo inserire I, Frankenstein che già dal titolo denota la voglia di fare un porcheria attingendo acqua da più fonti possibile e poi fare un micidiale mix al solo scopo di farne un film d’azione fumettistica.

La trama parte quasi bene. Siamo lì dove è praticamente finito il racconto di Mary Shelly con il dottor Victor Frankenstein che insegue la creatura allo scopo di distruggerla, ma perisce durante il suo intento. C’è il fatto che la creatura, essendo fatta di pezzi di corpi morti, è tecnicamente immortale e si appresta quindi a vivere una vita da escludo in un mondo che non le appartiene, quando però viene attaccata da un gruppo di demoni che lo vogliono rapire per conto di un certo signorotto degli inferi. Ma per sua fortuna viene salvato da un gruppo di gargoyle (si avete letto bene) discendenti dell’arcangelo Michele (e vabbé) capitanati dalla solita regina che battezza la creatura col nome di Adam, ma non può far altro che lasciarlo andare quando lui decide di non schierarsi con nessuna delle due fazioni.

Passano due secoli e siamo ai giorni nostri Adam è diventato uno che picchia forte e ammazza demoni, forse assieme a Buffy, ed è a questo punto che è costretto ad affrontare il suo destino e combattere per la sua esistenza mentre è alla ricerca della sua anima, aiutato dalla gnocca di turno ovviamente. Il mostro non è più un essere legnoso verdognolo, ma un ninja potentissimo e anche figo. Un nonsense insomma.

L’improbabile trama si sviluppa quindi tra colpi di karate e mazzate potentissime di Adam contro tutto un campionario di esseri in computer grafica. Divertente eh, ma senza quei elementi di vera azione ignorante che possono risultare divertenti. È ignorante la trama, ma non la violenza, considerate che è stato censurato solo in alcuni paesi e solo per i minori di 12 anni.

Vale quindi la pena di investire 93 minuti della propria mortale esistenza in questo film così poco avvincente? Solo se proprio non avete nulla da fare una sera e volete vedere qualcosa che non impegni troppo il vostro cervello.

Di Vincenzo Buttazzo

Lettore accanito di fantascienza, scrivo recensioni e brevi racconti che in alcune occasioni ho anche potuto vedere pubblicati.

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