È sorprendente il debutto alla regia di Igort. 5 è il numero perfetto ha una trama piuttosto ignorante, una apprezzabile componente di violenza e un tocco italiano che lo rende particolare. Un bel lavoro.
Una storia di sicari napoletani
Peppino Lo Cicero è un vecchio sicario della Camorra. Ormai in pensione, conduce una vita tranquilla, dispensando consigli e affetto al proprio figlio ed erede nella professione, Nino.
L’idilliaco quadretto di famiglia viene però turbato dalla morte violenta dello stesso Nino, per mano del fantomatico Mister Ics, un mago e chiromante che in realtà era la vittima designata di Nino. Peppino a questo punto, resosi conto di essere braccato egli stesso, decide di reagire e trova un appoggio in Totò ‘O Macellaio, sua storica spalla ai tempi in cui era in attività. Ricomposto il duo decide di vendicarsi, prima con il suo ex capo Don Guarino, ritenuto complice dell’omicidio del figlio Nino, e poi anche col boss avversario Don Lava. Nel mentre ritrova anche l’amante Rita.
5 è il numero perfetto, pistole e sangue
Probabilmente sono stati i film e la serie Gomorra a dare il via ad una rappresentazione hard boiled della criminalità napoletana, nuda e cruda, dove non si salva nessuno. E la città stessa ci presta molto ad una rappresentazione oscura, notturna, flagellata dalla pioggia e dal sangue che scorre. La Napoli di Igort è così, quasi una Sin City a colori, fatta di catacombe, palazzi decadenti e vicoli stretti.
E il paragone con Sin City non è tanto campato in aria perché il trip che si fa Peppino può essere tranquillamente paragonato a uno di quelli raccontati da Frank Miller, con un pretesto, in questo caso l’omicidio di Nino, per un’abbuffata di morte. Peppino è un sicario vecchio, che credeva di essere ormai in dolce attesa della morte, ma che si esalta come un giovane grazie al profumo della polvere da sparo. La sua esperienza nel campo gli permette di passare da una strage all’altra totalmente indenne, ma l’età gli permette anche di ripensare al proprio passato, diventando così anche vulnerabile. L’evoluzione del personaggio è chiaramente il tema centrale del racconto.
Dispiace un po’ descrivere un film continuando a paragonarlo ad altri lavori, ma è inevitabile farlo quando in un film viene inserito del Gun-Kata (o Gun-Fu), e in 5 è il numero perfetto e n’è un bel po’. Per chi non lo sapesse intendo la danza fatta con le pistole e il riferimento è a John Wick. Peppino e Wick, per quanto lontani culturalmente, condividono un passato da sicari e il ritorno all’attività per un torto subito, oltre ad una certa tendenza a vestirsi elegantemente per andare ad uccidere. Ma quello che volevo far notare è in realtà il fatto che nel film di Igort la seguenza della strage da Don Guarino riprende lo schema Wickiano fatto di mani piene di pistole, ripari dietro a colonne ed avversari che cadono come mosche in una pioggia di sangue. La produzione italiana ovviamente non può confrontarsi direttamente con Hollywood, e Toni Servillo non è Keenu Reeves, ma il risultato è tutt’altro che disprezzabile.
In generale si rimane piacevolmente sorpresi da tutto il comparto tecnico fatto di fotografia, scenografia (con la ricostruzione realistica di ambienti della Napoli degli anni ’70) e soprattutto dalle musiche originali che accompagnano molto bene tutta la vicenda. Un po’ zoppicante solo la scena finale, con un fondale fin troppo finto, ma in questo caso si può chiudere un occhio.
Per quanto riguarda gli attori invece si nota chiaramente che il 5 è il numero perfetto gira completamente attorno al Peppino di Toni Servillo. Gli altri personaggi sono semplici comprimari, compreso lo stesso Totò interpretato da Carlo Buccirosso, sempre in balia degli eventi. E soprattutto Rita (Valeria Golino) che pur presente in una significativa parte di film, è totalmente ininfluente nell’economia della storia.
La vicenda gira in maniera talmente stretta attorno a Peppino che in realtà manca anche il cattivo, il villain. Il Mister Ics non è altro che un ragazzo, Don Guarino e Don Lava fanno in tempo solo a dire due battute prima di trovarsi una pallottola in corpo, anzi più di una. Peppino in realtà lotta solo con se stesso, che è anche la sintesi del film, ma è un compromesso che forse non soddisfa né chi apprezza l’ignoranza né chi si aspetta una trama un po’ più corposa.
5 è il numero perfetto non è un film perfetto. C’è una bella combinazione di scenografie, musiche e bravi attori, ma c’è anche un compromesso non indovinatissimo tra film d’azione e film con una trama sostanziosa. In ogni caso merita sicuramente di essere visto.